Il nuovo corso della Colombia non delude le aspettative e inizia la Copa America Centenario con una vittoria importantissima contro gli USA, diretto avversario per la qualificazione del girone A. Termina infatti 2-0 il match inaugurale dell'attesissima competizione, giocato sotto il sole di Santa Clara: un esito frutto dell'ottima organizzazione di Pekerman, che trova conferme dal suo nuovo centrocampo composto da Torres e Perez, oltre che dalla catena di sinistra con Diaz e Cardona. Nuove certezze che si mischiano alle vecchie nel 4-2-3-1 del CT.
Dall'altra parte gli USA propongono un 4-3-3 cone Dempsey da prima punta di movimento, con Wood e Zardes a muoversi ai suoi lati e inserirsi, chiedendo un gran lavoro di filtro e smistamento alla linea di centrocampo. Rispetto al SuperBowl, giocato al Levi's Stadium a Febbraio, rimane qualche posto vuoto in più, ma comunque non ci si annoia, nonostante James e compagni archivino la pratica nel primo tempo, dopo un inizio molto lento nelle primissime battute.
Il ritmo di gara cresce comunque da subito col passare dei minuti, per poi salire definitivamente dopo il gol del vantaggio cafetero, che arriva con soli 8 minuti di gioco sul cronometro: è Zapata a infilare un destro mortifero alle spalle di Guzan, calciando al volo un corner ben indirizzato da Cardona dalla destra. Gli States reagiscono alzando baricentro e intensità, prestando troppo presto il fianco alle pericolose ripartenze ispirate dai trequartisti di Pekerman, talvolta arginate da un Cameron sugli scudi, con tanto di ruleta nei primissimi minuti di gioco, ma anche colpevole di essersi perso la marcatura su Zapata nell'azione del gol. L'altra faccia della medaglia mostra invece che il buon fraseggio della mediana permette un miglior controllo del gioco per i padroni di casa, i quali provocano il primo vero brivido a Ospina a mezz'ora inoltrata, merito di una buona soluzione a giro cercata da Dempsey e larga di un nonnulla.
Basta però una fiammata a incanalare la partita su binari ancora più chiari, e la porta Diaz sulla sinistra verso il tramonto della prima frazione: il cross del terzino è deviato in area da una mano galeotta di Yedlin. Orozco indica il dischetto con sicurezza, la stessa, disarmante, che James Rodriguez dimostra nella realizzazione, incrociando col suo mancino e spiazzando Guzan. Il gol che permette alla Colombia di andare a riposo forte del doppio vantaggio marca notevolmente anche i primi minuti di ripresa, dominati da un buon possesso palla della squadra avanti nel punteggio, senza creare molte occasioni, oltre a una botta di Cardona respinta con qualche incertezza da Guzan, ma gestendo il risultato.
Alla lunga, intorno all'ora di gioco, escono anche gli USA, che da corner trovano un'ottima chance con Wood, libero di colpire di testa verso la porta: ci vuole un salvataggio sulla linea di Zapata per evitare che la partita si riapra. Ci prova anche Dempsey, che indirizza una punizione sotto al sette trovando i prontissimi guantoni di David Ospina che risponde presente. La Colombia al giro di boa della rirpresa perde il totale controllo della partita, ma sfruttando il talento soprattutto dello scatenato Cuadrado sulla destra fa suonare diversi campanelli d'allarme nella difesa di Klinsmann, che in qualche modo riesce a reggere. Il tecnico prova allora a mescolare le carte inserendo Pulisic e Nagbe e alzando il baricentro, mentre Pekerman si sistema con un 4-3-3 inserendo Celis al posto di James, reduce da un colpo alla spalla che genera sufficiente spavento da far fruttare la decisione di rinunciarvici per gli ultimi 20 minuti.
Anche senza la star, la Colombia gioca comunque benissimo, tanto da andare vicinissima al terzo gol con Bacca, lanciato in contropiede tutto solo ma non sufficiente cinico nel tenere basso il tiro, che si stampa sulla parte interna della traversa e torna in gioco. Resta di fatto l'ultima occasionissima della gara: nel finale non si realizza nemmeno un assedio vero e proprio e Ospina continua a mantenere il controllo dei suoi pali senza dover ricorrere a miracoli. La Colombia inizia dunque col piede giusto la competizione e si propone come candidata a un sentiero lungo e ricco, mentre per Klinsmann restano ancora le solite domande riguardo alla reale identità di una squadra condizionata dagli alti e dai bassi. Ha ancora due possibilità per scoprirlo, e non può fallirle.