Un punto nelle ultime quattro partite di Liga, due sconfitte consecutive al Camp Nou contro Real Madrid e Valencia, l'eliminazione dalla Champions League per mano dell'Atletico di Simeone. E' il momento più difficile dell'intera gestione tecnica di Luis Enrique al Barcellona, ora appaiato in testa alla classifica dai colchoneros (ma avanti in virtù degli scontri diretti vinti) e braccato dai rivali di sempre del Real. Un crollo solo apparantemente inspiegabile, che regala agli appassionati di calcio spagnolo un finale di campionato entusiasmante, con tre squadre in grado di vincere il titolo ma che vivono momenti molto diversi tra loro.

L'ambiente catalano risponde generalmente con minore isteria alle (rare) disfatte del suo Barça. Anche stavolta la reazione è costruttiva, con El Mundo Deportivo che parla di una formazione che non si arrende, ma che ha tuttavia perso la magia che la caratterizzava, anche e soprattutto per problemi di tenuta fisica. Di tutt'altro segno le opinioni provenienti da Madrid, dove Marca non esita a definire quello del Barcellona un crollo senza precedenti, con il naufragio del Titanic come suggestivo sfondo. E' il gioco delle parti, ovviamente. Nessuno in casa blaugrana, da Luis Enrique a Piquè passando per Jordi Alba, ha intenzione di dare il campionato per perso, ma i catalani hanno dimostrato anche ieri contro il Valencia (andato in vantaggio per 2-0, poi solo parzialmente rimontato da Messi), che le sconfitte contro Atletico, Real Madrid e Real Sociedad non erano frutti di episodi, bensì di un prolungato momento di appannamento. Cosa è accaduto dunque al Barça, fino a un mese fa incontrastato leader in Liga e favorito per la conquista della Champions League? Dagli spogliatoi del Camp Nou emergono voci che parlano di un problema di testa, ma la sensazione diffusa è che invece il calo sia dovuto a un clamoroso deficit atletico nella fase cruciale della stagione. I viaggi dei sudamericani per gli impegni con le rispettive nazionali non hanno di certo giovato, con Messi, Suarez e Neymar lontanissimi dai loro abituali standard di rendimento. Per non parlare di Dani Alves, altro brasiliano disastroso dal Clasico in poi, e di Ivan Rakitic, ombra del tuttocampista che dava equilibrio alla squadra.

Il gioco del Barcellona si regge - storicamente - su meccanismi offensivi e difensivi molto sofisticati, solo in parte normalizzati negli ultimi due anni da Luis Enrique (e da Suarez, che ha dato profondità e verticalità a una formazione che ne era priva). Il crollo di condizione ha reso la manovra blaugrana lenta e prevedibile per gli avversari, cui è bastato nelle ultime uscite difendere con ordine in area di rigore per evitare grossi pericoli. Con la MSN non più in grado di fare la differenza neanche con giocate singole ed episodiche, l'attacco più forte del mondo si è inceppato, non supportato da un centrocampo all'altezza, dove Iniesta è apparso di colpo sentire il peso dell'età che avanza. In questo contesto le tre linee di Luis Enrique si sono sempre più allungate, costringendo i difensori a scelte errate (esemplari il gol di Torres nell'andata dei quarti di Champions e quello di Santi Mina nel match di ieri). Anche questa edizione dei blaugrana, per strutturazione meno corta sul campo rispetto alle precedenti, è andata incontro a serate di smarrimento con i reparti scollegati. Al resto hanno pensato le prestazioni individuali delle riserve, da Arda Turàn (primo ad essere messo sul banco degli imputati) a Rafinha, da Sergi Roberto a Munir (mentre è sparito dai radar l'altro acquisto invernale Aleix Vidal). Si spiega anche così la crisi del Barcellona, ora in preda al panico per un finale di Liga apparecchiato per beffa e (doppio) sorpasso, con Real e Atletico che già pregustano di passare davanti ai blaugrana.

Da qui a metà maggio sarà anche questione di calendario, nonostante i catalani abbiano perso ieri con un Valencia tutt'altro che irresistibile. Ora Messi e compagni sono attesi nel turno infrasettimanale alla traferta galiziana del Riazòr contro il Deportivo, prima di accogliere il pericolante Sporting Gijòn nel prossimo week-end. Rispetto alle rivali per la corsa al titolo, il Barça ha ora il vantaggio di poter provare a recuperare e gestire l'energie dopo il tonfo europeo, nella speranza di fare bottino pieno contro Betis ed Espanyol (due squadre relativamente tranquille), con l'ultima insidiosa partita di Liga sul campo del Granada. Sulla carta più accidentato il cammino che attende Atletico e Real, già impegnate questa settimana contro Athletic Bilbao e Villarreal. Il campionato rimane apertissimo, a Barcellona sono convinti di poterlo ancora vincere, ma per farlo servirà una scossa violenta, che risvegli una squadra che è finita al tappeto e fatica ad aggrapparsi alle corde del ring.