Un punto in nove partite ha ridotto di parecchio il vantaggio che il Barcellona aveva sulle rivali per la lotta per il titolo. Atletico e Real Madrid si sono infatti rifatte sotto, staccate rispettivamente di tre e quattro lunghezze dai blaugrana, ma ciò che più preoccupa l'ambiente catalano è il livello delle prestazioni offerte nell'ultimo mese (tra Villarreal, Clasico, Atletico in Champions e Real Sociedad). "Non siamo stati all'altezza della situazione - le parole di Luis Enrique dopo il k.o. dell'Anoeta - e ora si tratta di capire in cosa possiamo migliorare. Non è certo piagnucolando o lamentandosi che si esce da certe situazioni. Bisogna essere più attenti ai dettagli e pensare a cosa ogni giocatore possa fare per la squadra, non a cosa la squadra possa fare per lui", la chiosa con citazione di John F. Kennedy del tecnico del Barcellona.
Un'autocritica netta, che rende l'idea del momento che sta attraversando una squadra che fino a poche settimane fa sembrava veleggiare verso il secondo triplete consecutivo, e che oggi rischia di mandare all'aria una Liga già vinta e di essere eliminata dalla Champions League nell'inferno del Vicente Calderòn. Al netto degli infortuni (Aleix Vidal, Mathieu, Vermaelen e Adriano), il primo problema da fronteggiare è quello della brillantezza atletica. La condizione fisica dei bluagrana sembra essere venuta meno nel periodo chiave della stagione e, come riportato oggi dal Mundo Deportivo, i lunghi viaggi transcontinentali per gli impegni dei sudamericani con le rispettive nazionali non hanno di certo aiutato. In particolar modo Leo Messi e Neymar sono apparsi particolarmente scarichi nella serata di San Sebastiàn, facendo riemergere vecchi difetti, come quello della lentezza e prevedibilità della manovra, un possesso palla sterile che ha fatto il solletico agli avversari. Una squadra più lunga e meno disposta a fare pressing per recuperare in alto il pallone ha poi concesso occasioni da gol a tutti i rivali incontrati recentemente: da Benzema a Ronaldo, da Torres a Oyarzabal, sono stati in tanti ad approfittare di una difesa non adeguatamente protetta da un centrocampo in cui per la prima volta in questa stagione Andres Iniesta e Ivan Rakitic hanno dato dimostrazione di essere arrivati con le gomme sgonfie agli ultimi due mesi della temporada.
E a questo tema si intreccia l'altro, di stringente attualità, relativo alle prestazioni offerte dalle cosiddette seconde linee, che hanno fatto rimpiangere l'assenza dei titolari quando chiamati in causa per turnover o infortuni. Arda Turan non ha ancora trovato la sua dimensione in un sistema tanto particolare come quello del Barça, e il tentativo di Luis Enrique di adattarlo a mezz'ala è finora miseramente fallito. Aleix Vidal si è visto ancor meno del compagno turco, penalizzato dagli infortuni e costringendo il vecchio Dani Alves agli straordinari. Sergi Roberto continua a dimostrarsi un ottimo jolly e uomo ovunque, ma non ha ancora una collocazione fissa che gli consenta di esaltare le proprie qualità. I vari Bartra, Munir, Rafinha e Adriano non hanno mai davvero convinto Luis Enrique, sia per problemi di personalità che per infortuni in serie. Ecco che il tecnico dei catalani si ritrova oggi con una dozzina di giocatori davvero affidabili, che hanno però bisogno di essere rivitalizzati sia dal punto vista atletico che mentale. Il solo Luis Suarez non può infatti bastare da qui alla fine della stagione, nonostante i gol e gli assist del Pistolero siano stati fondamentali per i successi fin qui ottenuti dal Barcellona. Per questo motivo la speranza coltivata nell'ambiente della Ciudad Condal è quella di resistere in qualche modo alla terribile notte di mercoledì prossimo al Vicente Calderòn contro l'Atletico Madrid, per poi ricaricare le batterie in vista del finale di campionato e degli ultimi impegni di Champions League.
Il calendario offre infatti una sponda benevola ai blaugrana, che domenica attendono al Camp Nou un Valencia ancora nel pieno del caos tecnico e societario di questa stagione, ma comunque salvo dopo la vittoria di ieri sul Siviglia. Poi trasferta al Riazòr contro il Deportivo, altra squadra che non ha più molto da chiedere al suo campionato, impegno casalingo con lo Sporting Gijòn (in lotta salvezza) e chiusura con il trittico rappresentato da Betis, Espanyol (in casa) e Granada. Tutti incontri non impossibili per gli uomini di Luis Enrique, a patto di ritrovare un minimo di brillantezza e compattezza a partire da mercoledì, altra data chiave in questi ultimi quaranta giorni di fuoco.