Sembrava tutto pronto per l'ennesima festa in salsa blaugrana. Il gol di Gerard Piquè, catalano doc, contro il Real Madrid e ciò che esso rappresenta, nella serata dedicata alla memoria di Johan Cruyff, fuoriclasse purissimo, che di Barcellona e del Barça aveva fatto la sua casa. La notte perfetta per festeggiare l'ennesimo trionfo sui rivali della Casa Blanca, in una sfida che è ormai da anni la storia di due scuole di calcio, quella della Masìa, dei canterani e dell'orgoglio di appartenenza, e quella del club più conosciuto al mondo, spesso accusato di costruire rose con giocatori da copertina, figurine più che elementi funzionali al contesto.
E invece, proprio sul più bello, il Barcellona è crollato, nonostante i ritmi della prima ora di gioco non fossero stati esagerati. Sono bastate un paio di scorribande di uno strepitoso Marcelo per far capire ai merengues che nulla era segnato, e che anzi un inatteso ribaltone era possibile. Due lampi nella notte del Camp Nou, i gol di Karim Benzema e Cristiano Ronaldo hanno spostato le luci della ribalta sul Real Madrid e acceso i fari sulla condizione fisica di un Barça poco brillante per i suoi standard abituali. Il Clasico delle sviste arbitrali (tardiva espulsione di Sergio Ramos, gol regolare annullato a Bale) forse non riapre la Liga, ma costringe Luis Enrique a interrogarsi sul perchè di un k.o. tanto repentino. Tra poche ore (martedì sera) al Camp Nou arriva l'Atletico del Cholo Simeone, e lì non saranno ammessi ulteriori scivoloni. L'intensità tattica e atletica dei colchoneros sarà nettamente superiore a quella messa in campo ieri dal Real, e i catalani dovranno essere pronti ad affrontarla, senza farsi sorprendere come accaduto nel finale del Clasico. Leo Messi ha illuminato la scena con alcuni dei suoi colpi di genio (su uno dei quali Keylor Navas ha fatto il fenomeno), ma la sua posizione centrale, quasi alle spalle di Luis Suarez, ha ingolfato il gioco dei blaugrana, troppo lenti e macchinosi nel cercare varchi in mezzo al trio Casemiro-Pepe-Sergio Ramos e colpevolmente scoperti sull'out di destra, dove non a caso Marcelo ha spadroneggiato per tutto il secondo tempo. L'unica sostituzione effettuata - Arda Turan per Rakitic - dimostra quanto sia difficile entrare in quel meccanismo perfetto che è collaudato per il cosiddetto once de gala, gli undici titolari che conoscono ormai a memoria lo spartito da suonare. Per uscire vivi dalla doppia corrida contro l'Atletico servirà un Barcellona molto diverso, soprattutto molto più brillante e rapido nel movimento di uomini e palla.
L'altra faccia del Clasico è quella di Zinedine Zidane, vincitore al debutto senza incantare. E forse è stato proprio questo basso profilo - tecnico e mediatico - l'asso della manica di Zizou, che ha messo in campo una squadra quadrata, proponendo un calcio senza troppe pretese, di certo non barricadero ma neanche spumeggiante come il blasone del club avrebbe richiesto. Casemiro davanti alla difesa, Bale e Ronaldo arretrati sulla linea dei centrocampisti in fase di non possesso, Carvajal in campo al posto del più imprevedibile Danilo le mosse vincenti di un Real poco spettacolare ma alla fine cinico e con più benzina nelle gambe per il rush finale. Resta l'impressione che Toni Kroos non sia perfetto per il ruolo di mezz'ala, ma con la crescita esponenziale di Casemiro il tedesco è ora costretto ad adattarsi, lontano dal centro del campo, da tempo suo habitat naturale. Al resto ci hanno pensato i colpi dei singoli: i componenti della BBC si sono presi tutti alcuni momenti di pausa all'interno della partita, ma poi ognuno ha messo a segno un guizzo decisivo. Benzema ha trovato il gol del pareggio da grande attaccante d'area, Bale è salito di colpi, prima con la rete annullata e poi per l'assist per Ronaldo, a sua volta accesosi con il colpo del k.o. dopo una traversa scheggiata. L'espulsione di un Sergio Ramos versione principiante non ha cambiato i piani di Zidane. Niente panico, Casemiro arretrato centrale, Jesè a correre per due tra centrocampo e attacco e beffa confezionata nel finale, come una vendetta attesa mesi e consumata con un colpo di sciabola ben assestato. Il Real aveva poco da perdere in termini di classifica, voleva evitare una figuraccia e ha addirittura pescato il successo più dolce. L'onore è salvo, la rivincita servita, ma nella notte del Camp Nou la beffa più grande sarebbe non dare continuità a una vittoria di prestigio, ma che conterà poco se non sarà seguita dal superamento dei quarti di Champions League.