Ventidue secondi. E' stato il tempo necessario a Florentino Perez per dare ieri dal palco del Bernabeu il benservito a Rafa Benitez, allenatore scelto personalmente lo scorso giugno, difeso pubblicamente fino a pochi giorni fa e ora invece abbandonato al suo destino, quello di un fallimento annunciato. Il cambio della guardia sulla panchina del Real Madrid era nell'aria da tempo, forse anche prima della dolorosa sconfitta nel Clasico di novembre, ma Benitez non si aspettava di essere esonerato così, in fretta e furia, con Zidane prontissimo a succedergli con tanto di nuovo staff tecnico già composto. Lo spagnolo aveva parlato sabato, prima del pareggio del Mestalla, di "progetto di due-tre anni, al termine del quale sarà corretto giudicarmi". Ne sono invece bastati due di giorni al suo presidente per scaricare il tecnico fortemente voluto in estate al posto di Carletto Ancelotti.

Benitez paga risultati sportivi tutt'altro che eccezionali, ma soprattutto il suo rapporto con lo spogliatoio e con i suoi membri più rappresentativi. Sergio Ramos, Cristiano Ronaldo, Isco, James Rodriguez, Karim Benzema, tutti contro Rafa, in realtà mai accettato nel vestuario come degno erede dell'allenatore della Decima. Ma se Benitez paga un atteggiamento spocchioso e supponente con grandi campioni da maneggiare con cura, l'esito della sua avventura con i merengues era tuttavia ampiamente previdibile già al momento del suo insediamento. Noto per aver sempre avuto problemi di comunicazione con i fuoriclasse allenati (chiedere a Gonzalo Higuain per informazioni), l'ex tecnico di Liverpool, Chelsea, Inter e Napoli ha commesso un errore simile a quello già fatto a Milano nell'anno del post-triplete di Josè Mourinho. Piuttosto che assecondare e lasciare a briglie sciolte uno spogliatoio orfano del precedente allenatore, Benitez ha cercato da subito lo scontro frontale, parlando di cambi di posizione di big come Ronaldo e James, punzecchiando a destra e a manca giocatori particolarmente suscettibili, sino ad escluderli completamente dalle sue scelte, come accaduto per Isco e Rodriguez nelle ultime partite. In una situazione del genere lo spagnolo era da tempo un dead man walking, un allenatore con la valigia in mano e la data di scadenza segnata sul volto.

Mai amato neanche dalla stampa madridista, accusata addirittura di aver iniziato una campagna di stampa contro di lui, Benitez è affondato in mezzo a scelte tecniche discutibili e a pasticci inaccettabili come quello di Cadice con il caso Cheryshev. E' rimasto a galla finchè Florentino gli ha lanciato un'ancora di salvezza, prontamente tirata su quando la situazione stava per sfuggire al controllo dello stesso presidente, alle prese con uno spogliatoio in subbuglio e con alcuni big a chiedere la cessione (Isco verso il Manchester City di Manuel Pellegrini, Modric al nuovo Bayern Monaco di Ancelotti). Ora a Zidane toccherà il compito di ricompattare un ambiente dilaniato da sospetti e lotte intestine, disamorato di un club gestito in maniera personalissima da Perez, che si gioca la carta del francese come ultima chanche per rimanere in sella ed evitare di essere salutato alle prossime elezioni. Zinedine Zidane sarà accolto con credito pressochè illimitato dalla tifoseria, che lo ha già eletto a nuovo "liberatore", cercherà di far valere i suoi buoni rapporti con i big del vestuario, coltivati nell'anno di apprendistato come vice di Ancelotti nella stagione della Decima. E soprattutto proverà a far giocare insieme Isco, James, Bale e Benzema, oltre all'intoccabile Ronaldo, mettendo da parte gli esperimenti Casemiro e Lucas Vazquez ostinatamente portati avanti da Benitez.

Zizou prende le redini di un Real qualificato agli ottavi di Champions contro la Roma ma in affanno in Liga, a quattro punti dall'Atletico e potenzialmente a cinque dal Barcellona, con il Villarreal ad insidiare il terzo posto dei blancos. Fuori dalla Copa del Rey per i noti motivi burocratici, ora il nuovo Madrid di Zidane avrà una settimana per prepararsi alla prossima sfida di campionato contro l'ostico Deportivo La Coruna al Santiago Bernabeu. E' l'occasione della vita per il transalpino, promosso sulla panchina del club più importante al mondo dopo una breve parentesi con i giovani del Castilla. Il suo potrebbe essere un progetto a lungo termine, posto che questa parola abbia un significato nell'era di Florentino Perez, da portare avanti oltre i sei mesi che lo separano dalla fine dell'attuale stagione. Restano però da verificare le doti di Zidane come gestore del gruppo, finora non mostrate pienamente con i ragazzi del Castilla. Personaggio da sempre ombroso e umorale, Zizou dovrà limare alcuni dei lati più spigolosi del suo carattere per resistere in un ambiente in cui le pressioni sono e rimarranno enormi per tutti, anche per una leggenda del calcio come lui.