Mentre dall'altra parte del mondo il Barcellona era impegnato a scucire dal petto dei rivali storici del Real Madrid il titolo di campioni del mondo in carica, los merengues si trovavano ieri pomeriggio a dover gestire l'ennesima, paradossale, situazione di questa seconda metà di 2015. Reduci dalla sconfitta con il Villarreal e assenti in Copa del Rey per l'esclusione dovuta al caso Cheryshev, gli uomini di Benitez trovavano prima il vantaggio contro il Rayo al Bernabeu (gol di Danilo), salvo farsi infilare per ben due volte nel giro di tre minuti e ritrovarsi sotto nel punteggio con tanto di fischi e contestazione di tutta l'aficiòn madridista.
I fantasmi di un'altra sconfitta aleggiavano già intorno alla traballante panchina di Benitez quando un intervento tanto sciagurato quanto pericoloso di Tito su Toni Kroos lasciava il Rayo in dieci, con Gareth Bale pronto a inzuccare di testa il pallone del 2-2 al venticinquesimo minuto. Una seconda espulsione di Baena annullava le residue speranze del Rayo di resistere alla forza di fuoco del Real, che invece infieriva sugli avversari segnando gol a raffica, ben dieci al novantesimo, mai così tanti in una partita di Liga dagli anni '60. Quattro reti di Bale, tre di Benzema, due di Ronaldo dopo quella iniziale di Danilo fissavano dunque il punteggio su un improbabile e irripetibile 10-2, ma non erano sufficienti a tranquillizzare la tifoseria, ancora in subbuglio e pronta a fischiare persino CR7, infastidito dall'atteggiamento del suo pubblico dopo il momentaneo 1-2, al punto da rivolgersi verso le gradinate del Bernabeu con un eloquente gesto di disapprovazione per la consueta pitada riservata alla squadra. Eppure il Real esce rinvigorito dalla sedicesima giornata di Liga, con i cugini dell'Atletico Madrid sconfitti a La Rosaleda di Malaga e ora distanti solo due punti, con il Barcellona che dovrà recuperare a febbraio il suo match in trasferta contro lo Sporting Gijòn.
Il risultato roboante ottenuto nel derby contro il Rayo è però passato in secondo piano anche nel post-partita, quando le domande dei cronisti presenti al Bernabeu sono state quasi tutte relative al rapporto con i tifosi. Ad esporsi in prima persona il capitano Sergio Ramos: "La situazione è complicata - le parole dell'andaluso - perchè neanche noi siamo dove vorremmo essere. I tifosi sono sempre molto esigenti e vogliono che la squadra vinca e giochi bene. Dobbiamo mantenere la calma, rimanere uniti per mettere in fila buoni risultati e ottenere i nostri obiettivi". Alla domanda relativa ad alcune critiche interne sul suo rendimento, Ramos ha poi risposto piccato: "Mi piacerebbe sapere chi mi critica, altrimenti non posso dare spiegazioni a qualcuno che non esiste. Se non mi dite i nomi di chi non è contento di me non posso rispondere a nessuno". E su Florentino: "Se il presidente dice che Benitez è la soluzione, vuol dire che lo sarà. Lui è il capo, noi possiamo solo seguirlo". Per una volta anche il tecnico Rafa Benitez non si è nascosto le difficoltà di giocare davanti a un pubblico in perenne fibrillazione: "Non ho sentito i fischi contro di me al momento della lettura delle formazioni, fortunatamente esco tardi sul campo per concentrarmi sulla partita. Il pubblico non è contento di noi, i fischi non fanno piacere ma dobbiamo solo concentrarci per fare meglio".
Intanto il valzer delle panchine che è ormai iniziato nel resto d'Europa non ha risparmiato il suo effetto domino anche dalle parti del Real, dove la stampa madridista è convinta che Benitez sia solo un allenatore a tempo, con tanto di data di scadenza fissata per giugno 2016. Le alternative più reclamizzate restano quelle di Zinedine Zidane, sponsorizzato dal presidente e uomo della casa, e secondo alcuni di Josè Mourinho, cui Florentino potrebbe chiedere di tornare a sedere sulla panchina del Bernabeu, nonostante l'opinione sfavorevole di gran parte dello spogliatoio. Intanto l'uomo della Decima, quel Carlo Ancelotti sbolognato in tutta fretta al termine della scorsa stagione, aveva provato a riallacciare i rapporti con il Real per capire se ci fossero margini per tentare un riavvicinamento ma, una volta preso atto che Perez non sarebbe mai tornato sui suoi passi, ha accettato di buon grado la proposta di Rummenigge e del Bayern Monaco.