Un sogno lungo cento anni. L'anno prossimo si festeggerà, ideologicamente, la prima partecipazione della Roja alla fase finale della Copa America e la Seleccion di Jorge Sampaoli, un centenario dopo, si appresta a vivere i dieci giorni più importanti della sua recente storia, fatta di tante delusioni e pochissimi successi. In casa, davanti al proprio pubblico, la possibilità di arrivare a quel traguardo soltanto sfiorato per quattro volte nei propri annali (1955, 1956. 1979, 1987), è davvero molto vicina. Forse come mai prima d'ora.
Il Cile di Sampaoli arriva ai quarti di finale, in programma nella notte italiana tra mercoledì e giovedì contro l'Uruguay, con fiducia ed entusiasmo, reduce dalla manita rifilata senza diritto di replica alla Bolivia, seconda forza del girone. Partità a sè, certo, che gli avversari hanno rinunciato a giocare consci della qualificazione ottenuta dopo la vittoria dell'Ecuador qualche minuto prima. Tornando alla Roja, analizzeremo adesso gli aspetti che hanno caratterizzato le prime tre giornate dalla gara dall'esordio contro l'Ecuador ad oggi, andando alla scoperta dei punti di forza, ma anche delle debolezze di una delle favorite alla Copa.
Punti di forza - Il Cile è sicuramente la squadra che ha espresso nelle prime tre gare il miglior calcio della manifestazione. Complice un girone non proprio impossibile, anche se non era facile approcciare nel modo giusto la Copa con la pressione dell'ambiente e di una Nazione sulle spalle; Sampaoli ha confermato i progressi effettuati nello scorso Mondiale, quando la Roja cilena aveva eliminato i campioni del Mondo in carica della Spagna. Dopo la prima fase il Cile si è attestato, con pieno merito, come una delle candidate al trono. Vidal e compagni hanno collezionato fin qui sette punti, frutto delle vittorie con Ecuador e Bolivia e del pareggio contro il Messico, hanno l'attacco più prolifico della manifestazione (unica squadra in doppia cifra), ed il capocannoniere in solitaria della Copa (Vidal, a quota tre e Vargas ed Aranguiz, secondi a due). Certo, come detto, il livello delle avversarie non era elevatissimo, ma la Roja ha evidenziato un gioco arioso e propositivo, fatto sì delle scorribande di Sanchez e Vidal, ma anche di trame offensive ben costruite che passano sempre dai sapienti piedi del Mago Valdivia, abile a trovare imbeccate centrali o creare la superiorità per la sovrapposizione sulle fasce di Isla, che in queste prime tre gare è sembrato il motorino instancabile dei tempi di Udine.
Punti deboli - Seppur inserita nel girone più facile di tutta la manifestazione, il Cile ha mostrato, soprattutto nella gara iniziale ed in quella col Messico, alcune lacune strutturali, particolarmente nel reparto arretrato. L'anello debole della squadra di Sampaoli è, da sempre, la statura. La Roja è la squadra con la media in centimetri più bassa della Copa intera e, come spesso accade, paga dazio in situazioni di calcio piazzato (angoli o punizioni che siano). Il fato ha voluto che in quarti di finale i padroni di casa affrontino l'Uruguay, squadra poco spettacolare che fa dei calci piazzati (l'abbiamo visto sabato contro il Paraguay con il gol di Gimenez, ma anche in passato con Godin) la sua arma e prerogativa principale. Occhio dunque a questo aspetto, fondamentale non da poco nella preparazione della gara. Inoltre, Medel e compagni, hanno mostrato una terribile fragilità nel coprire gli spazi nella transizione difensiva: il gol del 3-3 di Vuoso, in occasione della gara contro il Messico, ha evidenziato questo problema non da poco. Le coperture preventive alle discese di Isla e Mena o Beausejour potrebbero lasciare ampi spazi alle ripartenze, altra arma che Tabares potrebbe sfruttare con la velocità di Cavani e Rolan.
Da non sottovalutare, infine, l'aspetto legato alla pressione esterna: il Cile sembra obbligato a vincere, con i proclami dei giocatori che portano ovviamente in quella direzione e con un paese intero che smania all'idea di alzare la prima Copa America in casa.
Chiave tattica - Sottolineati aspetti positivi e negativi della Roja, si passa allo schema tattico che Sampaoli ha utilizzato in queste gare. L'ex allenatore della U. De Chile era partito, nel primo tempo della gara contro l'Ecuador, con il classico 3-4-2-1, con Vidal e Valdivia sulle fasce e Sanchez che apriva gli spazi agli inserimenti dello juventino centralmente e degli esterni sulle fasce. Nonostante la buona mole di gioco creata, le occasioni non sono state finalizzate e c'è stato bisogno dell'ingresso di Vargas, ed il conseguente passaggio al 4-3-1-2, per sbloccare il match e liberare la testa dei giocatori dalla pressione del risultato che non arrivava. Vargas ha dato, anche nella seconda partita, un motivo di riflessione in più a Sampaoli: nei primi 45 minuti contro il Messico, l'attaccante del Napoli è partito largo sulla sinistra alternandosi con Sanchez, ma i risultati non sono arrivati, con i due troppo distanti dalla porta. Altro cambio tattico in corso, con il ritorno alle due punte e maggiore presenza in area di rigore, anche se si è evidenziato lo squilibrio tattico di cui sopra. La terza ed ultima gara, ha visto la Roja prevalere in lungo ed in largo contro la Bolivia, sciorinando calcio e mettendo a segno ben cinque reti, frutto in minima parte dello schieramento a due punte messo in campo da Sampaoli.
Giocatori chiave - Tutto ruota, o quasi, attorno alle prestazioni di Sanchez e di Vidal. L'ex Udinese e Barcellona ha fatto vedere nelle prime tre gare tutte le sue abilità, sia a campo aperto che a difesa schierata. Le maggiori attenzioni delle difese avversarie sono per lui e spesso si sono visti raddoppi ed addirittura tre o quattro avversari attorno al Nino Maravilla per fermarlo. Il catalizzare l'attenzione di Sanchez ha permesso a Vidal e compagni (Aranguiz contro la Bolivia) di trovare spazi apertissimi centralmente per colpire. Molte delle azioni cilene partono da questo presupposto per aprire delle praterie centrali che i mediani cileni sono bravissimi a leggere e percorrere. Il piano alternativo ha un nome ed un cognome: Jorge Valdivia. L'estro, la genialità, il talento del Mago sono sempre al servizio della squadra, ed anche se non ha inciso particolarmente in queste prime partite, la mano di Valdivia c'è sempre, in ogni azione ragionata con la difesa schierata. Non c'è azione che non passi dai suoi piedi.
Forma della squadra - In vista del quarto di finale contro l'Uruguay, il Cile si presenta in grandissima forma dal punto di vista fisico, ma principalmente è l'aspetto psicologico, unito alla spinta dell'Estadio Nacional di Santiago del Chile, a fare della Roja una squadra temibilissima per il resto della competizione. Chi ha sorpreso più di tutti, al di là degli strappi di Sanchez, dei gol e degli inserimenti di Vidal, e dello spirito di sacrificio di tutta la squadra, è la condizione messa in mostra da Mauricio Isla, stantuffo della fascia destra che è stato l'oggetto misterioso di casa Juventus per due anni, prima di essere ceduto. L'ex terzino dell'Udinese è tornato a volare: non solo con assist preziosi ai compagni, ma fornendo sempre prestazioni solidissime anche in fase difensiva. Isla è la fotografia perfetta dello stato mentale della squadra di Sampaoli, che potrebbe sfruttare le sgroppate del huaso per cogliere impreparata la difesa uruguagia sul lato di Pereira, non esattamente il miglior terzino sinistro in fase difensiva.
Obiettivo - La fortuna sembra sorridere alla Roja. I cileni si trovano nella parte sinistra del tabellone con Uruguay, che affronteranno nei quarti, e Bolivia e Perù, che sfideranno qualora i cileni battessero la celeste di Tabares. Una strada che sembra spianata verso la finale, con Brasile, Argentina e Colombia che si contenderanno dalla parte opposta l'accesso all'ultimo ballo. La finale non è un miraggio, anzi. La Roja è la favorita della parte sinistra per arrivare, anzi restare, a Santiago per disputare la finalissima. A quel punto, sognare non costerà niente. La Copa è più vicina che mai.