"Sarà un piacere ospitare Galliani a cena, ma il dado è tratto. Come ho già detto, mi fermerò un anno. Anche perché ho una stenosi alla cervicale che mi procura un formicolio alle mani e, se dovessi perdere altro tempo, potrebbe passare alle gambe. Dovrò operarmi, ho già preso appuntamento per l'intervento chirurgico in Canada, a Vancouver, dove ho preso casa con mia moglie. Francamente, tra la fase post-operatoria e la successiva rieducazione, non so quanto tempo dovrò stare fermo".

Carlo Ancelotti, in un'intervista al Giornale, svela il futuro. L'esperienza a Madrid è agli sgoccioli, manca l'ufficialità, ma il divorzio è alle porte. Questa sera, in Spagna, Florentino è atteso al microfono, in una conferenza stampa, organizzata in fretta e furia, che ha il sapore dell'annuncio. Il rapporto tra il tecnico della Decima e il Presidente si interrompe al termine di una stagione condita da troppi dissidi. Il Real vive di equilibri labili e al minimo soffio soffre, piegato da stelle poco propense alla conciliazione. Il giocattolo è rotto e Ancelotti, con garbo, non può che lasciare, per volontà presidenziale, anche per scelta. 

Il Bernabeu, esigente, riconosce i meriti di Carlo e si alza in piedi, come si fa al cospetto dei grandi, lo spogliatoio stringe, compatto, la mano ad Ancelotti, un padre, non solo un allenatore. 

Il futuro è, al momento, lontano dall'Italia, lontano dal campo. Ancelotti si prende una pausa, per curare un problema fisico, per respirare dopo la folle corsa madrilena. Galliani è a Madrid, perché per Ancelotti si può tentare anche la carta più disperata, i treni passano una volta, una soltanto, meglio affondare il colpo. 

Carlo ringrazia, non smentisce il ritorno in rossonero, a casa, ma non è ancora il momento, è una promessa futura.