Questione di tempo, qualche giorno prima dell'addio. La Liga volge al termine - il Real è atteso, domani, dall'ultimo impegno con il Getafe - e il bilancio, in casa Madrid, non può essere positivo. Lo spogliatoio è in subbuglio, le stelle sbuffano, stizzite. Ronaldo chiama Florentino, Bale chiede conferme, Casillas, il ripudiato, accoglie il supporto dei compagni. La sconfitta apre la scatola della discordia e il primo a farne le spese è il direttore d'orchestra.
Carlo Ancelotti saluta Madrid, non basta l'appello dei senatori, Perez ha un'idea di calcio differente, vuole un cambio al timone, sogna Mourinho, sonda Klopp e Benitez. Ancelotti è un ripiego, un "amore" mal sopportato, in nome del successo. Ora che il successo è lontano, via alla rivoluzione, tecnica e di campo.
Troppo furbo Carletto, troppo esperto, per lasciarsi andare ad affondi pericolosi, in anticipo. Solo lunedì, a Liga archiviata, la verità, solo lunedì la stretta di mano finale. Ora c'è il Real, c'è una sfida da onorare, perché il Madrid resta il Madrid, anche nudo, spogliato di gloria e trofei.
"Non ho parlato con il club, ma continuerò a pensare che sarò l'allenatore del Real Madrid finché non mi comunicheranno qualcosa di diverso. Dopo la gara con il Getafe, domenica o lunedì, incontrerò la società per parlare del futuro".
Il futuro di Ancelotti è nebuloso, lontano da Madrid, senza meta. La chiamata rossonera, il sapore magico del ricordo. Al Milan, Coppe e abbracci, ricordi e gioie. Berlusconi, pronto a rilanciare il club, ci prova, Ancelotti stuzzica il popolo, perché riporta in vita un'epoca dorata, è il tassello attorno a cui costruire il nuovo Milan.
Dal canto suo, il tecnico aspetta, non si sbilancia, perché il Real è ancora realtà e perché il futuro dipende dal progetto, un sogno deve avere una base, fondamenta solide, per trasformarsi col lavoro in realtà.
"Il mio rapporto con Florentino Perez è sempre stato buono, ora deve prendere una decisione difficile. Ringrazio i giocatori per il loro sostegno, ma la valutazione spetta al club. Benitez? Non mi dà fastidio sentir parlare di altri allenatori, è normale che sia così. Se resto qui ne sarò felice, altrimenti avrò l'orgoglio di aver passato qui due anni fantastici, che hanno portato un momento di intensa gioia al club".
Questione di ore, questione di giorni.