Il Giro 102 è ormai andato agli archivi, con la vittoria di Carapaz, arrivato in maglia rosa all'Arena di Verona, ed è quindi giunto il momento di valutare chi si è comportato bene e chi, invece, ha disatteso le aspettative. Valutare tutti i 176 partecipanti sarebbe impresa ardua e dunque per dare i voti ci affidiamo al seguente sistema: visto che le squadre in questo Giro erano composte da 8 corridori, segnaliamo otto dei protagonisti che si sono distinti in positivo e otto di quelli che si sono fatti notare in negativo (non gli 8 migliori e gli 8 peggiori in assoluto, ma i 16 che più hanno fatto parlare di loro):
Team top
Richard Carapaz voto 10: Nibali e Roglic hanno sbagliato a lasciargli troppo spazio? Sì. Questo sminuisce in qualche modo il suo successo? No. L'ecuadoriano è bravo ad approfittare dello spazio che gli viene lasciato, ma anche per il resto della corsa corre in maniera egregia. Prima ancora di vestirsi di rosa, alza le braccia al cielo sul traguardo di Frascati, in una tappa contraddistinta dalle cadute, arrivando davanti a Caleb Ewan, un velocista. Dopo aver scartato il regalo degli avversari a Courmayeur prendendosi tappa e maglia rosa, poi, nessuno dei suoi diretti avversari riesce mai a staccarlo in salita e nell'ultima tappa di montagna si può permettere anche di mettersi in testa a tirare per Landa, preziosissimo compagno di squadra. Imbattibile
Giulio Ciccone voto 9,5: Il modo in cui interpreta la crono iniziale di Bologna è una chiara dichiarazione d'intenti: vuole la maglia azzurra. Dopo averla conquistata il primo giorno, la cede solo per una tappa al compagno di squadra Brambilla, per poi riprendersela e portarla fino a Verona, senza che nessuno riesca mai nemmeno ad impensierirlo. Si prende anche la tappa del Mortirolo, dove vince dopo aver resistito stoicamente al freddo e ai mind games di Hirt. Nell'ultima tappa di montagna è ancora lì a giocarsela con i migliori e si arrende solo in volata. Il sedicesimo posto finale è un segnale importante per il futuro, visto che fa aumentare la curiosità, sia in noi che in lui stesso, di vederlo dedicarsi alla classifica generale. Futuro
Mikel Landa voto 9: Per l'ennesima volta nella sua carriera, sembra essere il più forte in salita, ma si ritrova suo malgrado a fare il gregario, costretto dalla situazione di corsa. A beneficiarne è Carapaz, che così si trova un gregario extra-lusso, esemplare in marcatura su Nibali e gli altri big nelle tappe di montagna. Nella crono finale prova a superare i suoi limiti nella specialità, ma non basta per impedire a Roglic di scavalcarlo in classifica e salire sul podio grazie a una differenza di pochi secondi. Sul Monte Avena prova a far sua la tappa, ma perde in volata contro Pello Bilbao. Parteciperà anche al Tour, dove per la sua squadra correranno anche il campione del mondo Alejandro Valverde e Nairo Quintana, che meno di una settimana fa ha dichiarato di voler correre da capitano unico. Se il buongiorno si vede dal mattino... Calimero
Pascal Ackermann voto 8,5: In questo team ideale non può mancare un velocista e il profilo più indicato è quello di Ackermann. Il tedesco vince due tappe nella prima settimana, ripagando così la fiducia riposta in lui dalla sua squadra, che per fargli posto, aveva tenuto fuori dalla selezione un velocista affermato come Sam Bennett. Alla sua prima presenza in un grande Giro, nonostante una brutta caduta, è fra i pochi velocisti che terminano la corsa, venendo ricompensato con la vittoria della prestigiosa maglia ciclamino e guadagnandosi l'affetto di tutti gli appassionati. Imponente
Vincenzo Nibali voto 8: Abbiamo già appurato che lasciare Carapaz libero di involarsi verso Courmayeur è stato uno sbaglio. Al netto di questo errore, che va comunque condiviso con gli altri big, Nibali corre un Giro esemplare. Prova ad attaccare quando il terreno lo consente e quando non riesce a battere l'avversario, gli riconosce sportivamente i giusti meriti. Il siciliano viene acclamato dalla folla per tutte le tre settimane di corsa e, anche se non vince, riesce a centrare l'undicesimo podio in carriera in un grande Giro, superando un mito come Gino Bartali. Anche lui prenderà parte al Tour, dove, però, non punterà alla classifica, ma cercherà di conquistare la prestigiosa maglia a pois per arricchire ulteriormente il suo palmares. Leggenda
Damiano Cima voto 7,5: In un'edizione del Giro in cui spesso la fuga è arrivata sino al traguardo, è giusto parlare di colui che di chilometri in fuga ne ha macinati più di tutti, ben 932. Cima, inoltre, impreziosisce la sua corsa conquistando la tappa con arrivo a Santa Maria di Sala, facendo praticamente una volata per resistere al ritorno in extremis del gruppo, dopo aver reso movimentata una tappa che sulla carta non avrebbe dovuto regalare grandi emozioni. Forrest Gump
Primoz Roglic voto 7: Anche lo sloveno commette alcuni errori di valutazione, quello su Carapaz è il più grave, ma, a differenza di Nibali, per Roglic c'è anche l'aggravante che lui la maglia rosa l'aveva indossata nella prima settimana, ma poi l'aveva lasciata, quasi di proposito, per evitare un inutile dispendio di energie alla sua squadra (che comunque, a conti fatti, gli crea più danni di quanto non l'aiuti). Grazie alle sue doti a cronometro riesce a vincere due tappe e per la prima volta in carriera sale sul podio di un grande Giro, mettendo definitivamente a tacere tutte quelle voci che non lo vedono in grado di competere in una corsa di tre settimane. Calcolatore
Miguel Angel Lopez voto 6,5: Sicuramente sperava di fare meglio, ma bisogna riconoscere che il colombiano è stato perseguitato dalla sfortuna per tutto il Giro. L'episodio più emblematico è sicuramente quello della penultima tappa, quando un tifoso lo fa cadere, facendogli perdere del tempo prezioso. La violenza con cui reagisce è sempre da condannare, tuttavia dal punto di vista umano è fin troppo comprensibile e per questo motivo la giuria decide di non sanzionarlo. Come l'anno scorso, conquista la maglia bianca, quella dedicata al miglior giovane, segnale che il futuro resta dalla sua parte. Inoltre, corre in una squadra, l'Astana, che ha tutti i mezzi necessari per aiutarlo nel suo percorso di crescita. Istintivo
Team flop:
Elia Viviani voto 5,5: Arrivato in maglia tricolore con la voglia di ottenere grandi risultati, chiude il suo Giro senza nemmeno una vittoria. Anzi, una la otterrebbe, ma gli viene poi tolta dal Var. Quello è il momento in cui Viviani, che fino a quel momento aveva mostrato una buona condizione, va in crisi, soprattutto da un punto di vista mentale. Vistosi privato della possibilità di lottare per la maglia ciclamino, getta definitivamente la spugna prima ancora di arrivare sulle grandi montagne. Chiude con una serie di secondi posti, sempre alle spalle di un avversario diverso. Spento
Davide Formolo voto 5: Dopo due top ten consecutive, questo doveva essere per il veronese il Giro del salto di qualità definitivo. Le aspettative, incrementate anche da un secondo posto alla Liegi, finiscono, però, per essere deluse. Formolo, infatti, stavolta non riesce nemmeno a centrare la top 10 e la presenza in squadra di un altro capitano come Majka si rivela un intralcio più che un'opportunità per entrambi i corridori. Involuto
Bob Jungels voto 4,5: Il lussemburghese è sempre stato uno dei grandi protagonisti del Giro negli ultimi anni. Ha indossato più volte la maglia rosa, è stato la testa del trenino delle mitiche volate Quick-Step, ha vinto una tappa e si è spesso fatto notare per le sue doti da cronoman. Stavolta, invece, esce praticamente subito di classifica generale, a cronometro si esibisce in delle prove molto al di sotto delle sue effettive capacità e le poche volte in cui riesce ad andare in fuga, gestisce malissimo lo sforzo, ritrovandosi a chiudere il Giro con in mano un pugno di mosche. Delusione
Simon Yates voto 4,5: "Fossi nei miei avversari, me la farei sotto". Il britannico aveva iniziato il suo Giro con queste parole e con un incoraggiante secondo posto nella cronometro iniziale. Dopo la prima tappa, però, Yates sostanzialmente sparisce e in ogni tappa di montagna è costretto a pagare dazio dai big, tranne quando ormai di lui non interessa più nulla a nessuno perché troppo lontano in classifica. Nonostante questa libertà non riesce nemmeno a centrare un successo di tappa. Alla fine riesce comunque ad entrare nella top 10, risultato da non disprezzare, ma nettamente al di sotto delle aspettative della vigilia, visto che chiude anche lontanissimo dal podio. Mezzo voto in meno per le dichiarazioni della vigilia, giudicate dai suoi avversari come una mancanza di rispetto e che si sono rivelate un clamoroso autogol. Spaccone
Chi ha disegnato il percorso voto 4: Il voto non è da intendersi all'organizzazione nel suo insieme, visto che basta recarsi a un villaggio di partenza o a un arrivo per capire quante capacità ci vogliano per dirigere una macchina come il Giro d'Italia. Proprio perché le capacità ci sono, però, il percorso poteva essere sicuramente disegnato meglio. Le polemiche sull'esclusione del sud hanno poco senso, visto che pare fosse stato proposto a Matera di ospitare la partenza. Più sensate, invece, le polemiche sul disegno delle varie tappe, visto che alla fine delle tre settimane di corsa i big sono arrivati praticamente sempre insieme nelle tappe di montagna. Inoltre, la prima settimana è una delle più facili degli ultimi anni e somiglia molto a una prima settimana del Tour, probabilmente per invogliare anche i grandi velocisti a partecipare. Se la logica seguita fosse stata quella di imitare il Tour, sarebbe stato un errore, visto che negli ultimi anni spesso e volentieri il Giro ha divertito più della manifestazione francese. Bisogna ammettere che un ruolo chiave è stato giocato anche dalla sfortuna, con il maltempo che ha costretto a cancellare la scalata al Gavia, Cima Coppi prevista per quest'edizione, ma anche realizzare un solo grande tappone su ventuno tappe a disposizione può essere considerato un errore di valutazione. Improvvidi
Jakub Mareczko voto 3: I velocisti italiani deludono tutti, ma lui è quello che delude di più. Per la prima volta in una squadra World Tour, non va oltre qualche piazzamento in top 10 di tappa e spesso non riesce nemmeno ad arrivare a disputare la volata, perché staccato su strappi tutt'altro che proibitivi. Il disastro, poi, si completa quando finisce fuori tempo massimo nella tappa di Pinerolo. La buona notizia è che il futuro è dalla sua parte ed avrà tempo e occasioni per riscattarsi da questa brutta prestazione. Incubo
Hiroki Nishimura voto 2: Terminare un grande Giro per essere andato fuori tempo massimo dopo soli 8 km è un risultato inconcepibile per un professionista. La sua esclusione non è una bella pubblicità per la sua nazione, che ospiterà le prossime olimpiadi, né per lo sponsor della sua squadra, che ha chiaramente spinto per la sua partecipazione. Arrivare ultimi si può, ma la corsa va sempre onorata (come ha fatto il suo connazionale Hatsuyama, che pur terminando da ultimo in classifica si è fatto apprezzare da tutti i tifosi) e, al netto delle comprensibili tensioni per un ragazzo di 25 anni all'esordio in un grande Giro, andare fuori tempo massimo in 8 chilometri non è il modo migliore per farlo. Imbarazzante
Tifosi stupidi voto 0: L'atmosfera che regala il pubblico del ciclismo ha pochi eguali nello sport, tuttavia, ogni anno ci sono un paio di personaggi che rovinano la festa. Ne sa qualcosa Nibali, che l'anno scorso fu costretto a ritirarsi dal Tour de France dopo una caduta causata da uno spettatore. Quest'anno a rovinare la corsa sono stati in tre: il primo è il mitomane che al passaggio dei fuggitivi da Conegliano, in occasione della diciottesima tappa, ha lanciato una bici al centro della strada e verso il quale le Autorità hanno già preso provvedimenti. Poi, nella penultima tappa c'è stato prima un tifoso che ha spinto Roglic per un tratto di strada (causando anche 10" di penalità allo sloveno) e poi il tifoso che, correndo al fianco dei corridori, si è scontrato con un altro spettatore incolpevole ed è finito sulla bici di Lopez, causando la caduta del colombiano e prendendosi in cambio una serie di schiaffi. Criminali