E' andata esattamente come ci si aspettava: una Nuova Zelanda arrabbiata e vogliosa di dimostrare la propria superiorità dopo la sconfitta di Dublino distrugge ogni velleità azzurra, chiudendo il match con un punteggio che si attesta nella media dei match tra Italia e All Blacks. Finisce 3-66, con l'Italia che regge finché può ma non riesce mai a mettere in discussione una partita dal risultato che appariva scontato fin dall'inizio.
Una grande festa, sicuramente, come ogni volta che gli All Blacks onorano la penisola della propria presenza, ma dal punto di vista tecnico appare difficile trovare degli spunti concreti su cui discutere. Partite di questo tipo servono più al contorno del movimento rugbistico italiano che al fattore prettamente sportivo di una squadra che ha mostrato un'ottima crescita in questa sessione di test match, ma che ancora una volta si trova quasi "costretta" a subire un'imbarcata annunciata fin dal calcio d'inizio, soffrendone probabilmente anche in autostima e sicurezza. Perché dopo aver battuto la Georgia e messo in grande difficoltà - pur con tutti i limiti del caso - l'Australia, gli azzurri avrebbero meritato di chiudere con un match quantomeno giocabile, avendo anche già pagato pegno con la gita a Chicago con annesso cinquantello preso dall'Irlanda. Da notare anche che al momento ci sono due squadre di un'altra categoria: l'Irlanda e la Nuova Zelanda, e agli azzurri è toccato affrontarle entrambe nel giro di poche settimane.
Si potrebbe parlare delle prestazioni dei singoli, in particolare di una terza linea ancora una volta all'altezza del livello, con Negri e Polledri come sempre tra i migliori (Steyn oggi meno brillante ma con l'attenuante della quarta partita di fila) o di una touche che tutto sommato ha retto dignitosamente, pur essendo stata sempre costretta ad inventarsi qualcosa. Così come si potrebbe parlare della solita sterilità offensiva, di una mischia mai in grado di resistere al dominio neozelandese, del fatto che anche oggi non si sia praticamente mai vinto un pallone al volo. Ma è evidente che partite come questa non siano fatte per parlare di rugby giocato: si voleva la festa e la festa c'è stata, la gente cantava e faceva la ola mentre in campo 23 ragazzi prendevano legnate sui denti per 80 minuti. Evidentemente c'è a chi piace così. Contenti loro.
Per dovere di cronaca: la Nuova Zelanda è passata in vantaggio con la meta di Perenara, con Allan che poco dopo ha accorciato le distanze con un calcio di punizione. McKenzie ha portato gli All Blacks sopra il break con due marcature al 18' e al 25', poi sono arrivate le due mete di Jordie Barret, quella di Laumape, Beauden Barret, ancora McKenzie e altre due di Jordie Barret a fissare il punteggio sul 66-3. Da segnalare l'infortunio dell'arbitro Andrew Brace, che a metà primo tempo ha dovuto lasciare il posto a Gauzere.