Al Nhow Hotel di Milano la Federazione Italiana Rugby e gli sponsor Cattolica Assicurazioni e Macron hanno presentato ufficialmente la sessione di test match autunnali del 2018, già nota da tempo dal punto di vista del calendario. Gli azzurri saranno impegnati quindi il 3 Novembre a Chicago contro l'Irlanda, per poi tornare in Italia e affrontare i tre match sponsorizzati dalla compagnia di assicurazioni Cattolica contro Georgia, Australia e Nuova Zelanda. 

Un riassunto di quella che sarà l'avventura azzurra è stato proposto dal presidente FIR Alfredo Gavazzi: "E' il primo passo che facciamo con il nuovo sponsor, a cui facciamo un grosso benvenuto, ed è un passo importante per la nostra federazione anche dal punto di vista economico. La partita contro l'Irlanda ci aiuta nel messaggio di conoscenza del rugby che stiamo trasmettendo. O'Shea ha pensato di formare due gruppi: uno per Chicago, uno per la partita di Firenze contro la Georgia. Significa che stanno dando frutto gli sforzi per ampliare il nostro movimento. La partita contro la Georgia è quella sicuramente più carica di significati, per tutta una serie di motivi che ben conosciamo. Il terzo test sarà all'Euganeo di Padova contro l'Australia, una squadra con la quale abbiamo fatto spesso buone prestazioni. Infine chiuderemo contro gli All Blacks, sui quali non c'è altro da dire: basta il loro nome a definirli del tutto."

E' stata inoltre presentata la nuova maglia azzurra, che verrà utilizzata nel corso dei test match, dopo che il mese scorso la Federazione aveva presentato la seconda divisa. Insieme al presidente dello sponsor tecnico Macron, Gianluca Pavanello, è stata quindi mostrata la nuova divisa principale, caratterizzata da un colletto molto elegante e da inserti tricolori sulle maniche, che riprendono quindi lo stile utilizzato anche per la divisa bianca.

E' toccato poi al capitano Sergio Parisse proseguire nella presentazione: "Non ho mai visto una tale quantità e qualità di giocatori nel giro della nazionale, grazie anche al lavoro che sta facendo lo staff di Conor O'Shea. E' un processo e la cosa più importante è che i giocatori ci credano, bisogna dare il segnale che questo gruppo di 50-60 ragazzi è consapevole di ciò che sta facendo." E' lo stesso O'Shea a ribadire i concetti precedenti: "Due anni fa parlai di una lunga strada da fare, oggi posso confermare che la strada che abbiamo preso è quella giusta. Se pensiamo che potremo presentare due squadre diverse per affrontare le prime due partite vuol dire che abbiamo fatto tante cose buone".