Si è chiusa nel week-end anche la seconda giornata del Rugby Championship, meglio conosciuto come Quattro nazioni. Le prime doppie sfide hanno visto confrontarsi Australia e Nuova Zelanda da una parte e Sudafrica e Argentina dall'altra, rispettivamente a Sidney e Durban per la prima giornata, poi ad Auckland e Mendoza per la seconda. Ne viene fuori un quadro che vede ancora una volta il nero dominante, con gli All Blacks capaci di sbriciolare qualsiasi speranza australiana in due partite praticamente dominate, mentre dall'altra parte l'Argentina ha messo in seria difficoltà il Sudafrica nella corsa al titolo, battendolo nella gara di ritorno in Sud America e creando già un gap importante tra gli Springboks e i neozelandesi.

PRIMA GIORNATA

I Wallabies tengono sotto scacco la Nuova Zelanda per un tempo, portandosi avanti con i piazzati di Hodge e Foley di fronte ad un avversario stranamente ancora imballato, che accorcia le distanze prima dell'intervallo grazie alla meta (poi non trasformata) di Smith. Gli australiani però nonostante il dominio territoriale non pungono e graziano più volte gli All Blacks, che nella ripresa si ricordano di essere la squadra più forte del mondo e in 10 minuti rimettono a posto le cose: prima Goodhue lancia l'azione dai propri 22, con Ioane che trova il buco a sinistra e serve di nuovo il pallone al numero 13 che non deve far altro che volare in meta a campo aperto; poi Barret sfrutta un pallone suicida perso dall'Australia sui propri 10 metri, porta avanti il pallone col piede e lo schiaccia in meta per il 19-6. Retallik segna la terza meta neozelandese al 63', Maddocks risponde pochi minuti dopo per accorciare sul 26-13, poi però sale in cattedra Waisake Naholo che prima vola a schiacciare un lancio divino di Barret, poi si beve da solo l'intera difesa australiana e chiude il punteggio sul 38-13.

Dall'altra parte il Sudafrica risolve con un bel po' di affanno quella che doveva essere la pratica più agevole del torneo: i tanti errori dovuti all'elevatissimo ritmo imposto al match e la giornataccia dalla piazzola di Pollard (2/7 per lui alla fine) tengono in vita una volenterosa Argentina, che chiude il primo tempo in vantaggio 14-10 e tiene duro nonostante i sorprendenti problemi in mischia ordinata, solitamente loro punto di forza. Nel secondo tempo arriva il fisiologico calo dei Pumas, che soffrono la grande prestazione di Dyantyi e l'impressionante velocità delle azioni sudafricane, rimanendo però in partita grazie all'incredibile numero di errori al piede di Pollard. Il sudafricano non trasforma nessuna delle tre mete segnate dai suoi nei primi 15 minuti del secondo tempo, permettendo agli argentini di tornare sotto break con la sola meta di Moroni, che intercetta un passaggio suicida di Willemse e riapre la partita: 27-21. Nel finale però la benzina finisce, e il Sudafrica può chiudere il match con la meta di De Klerk per il 34-21.

Un'immagine di Sudafrica-Argentina | twitter - @Springboks
Un'immagine di Sudafrica-Argentina | twitter - @Springboks

SECONDA GIORNATA

A campi invertiti il risultato non cambia per gli australiani, che in quel di Eden Park reggono dignitosamente un tempo, per poi crollare sotto i colpi di una squadra che sembra ingiocabile per chiunque. Genia risponde alla meta di Barret, ma nel finale di frazione è ancora il numero 10 neozelandese a finalizzare una grande azione al largo di Ben Smith. Nella ripresa gli All Blacks ci mettono tre minuti a trovare la marcatura con la devastante carica di Joe Moody: 21-7 e partita chiusa, perché da questo momento i Wallabies spariscono dal campo. Squire segna la quarta meta neanche quattro minuti dopo, Hodge ha un ultimo squillo di vita per il 28-12, poi la Nuova Zelanda segna altre due mete con il solito Barret e Beauden che chiudono il match sul 40-12 finale.

L'esultanza di Barret | twitter - @AllBlacks
L'esultanza di Barret | twitter - @AllBlacks

Il Sudafrica è chiamato a rispondere al dominio All Blacks in casa dell'Argentina, che così come fatto all'andata mette in difficoltà gli Springboks, questa volta andando ad incidere direttamente sul loro ritmo di gioco, non più devastante come all'andata. La prima marcatura pesante - dopo il 3-0 di Sanchez dalla piazzola - è però del Sudafrica con Kolisi. I Pumas però sono un'altra squadra rispetto al match di Durban e le grandi azioni di Sanchez prima e Moroni poi - finalizzate da Delguy - riportano l'Argentina in vantaggio sul 17-7. Il Sudafrica è frastornato e rischia di affondare sotto i colpi di una squadra che, pur con tutti i suoi difetti, ha trovato il bandolo della matassa per mettere sotto scacco una formazione in evidente difficoltà. Al 25' Etzebeth spende il fallo con conseguente giallo per salvare una situazione ormai disperata, ma due minuti dopo Sanchez raccoglie uno splendido offload di Moroni e sguscia via tra le maglie degli addormentati Springboks per la terza meta. Lo scatenato mediano di apertura argentino chiude il suo splendido primo tempo con un drop da metà campo per il 27-10 con cui le due squadre vanno all'intervallo.

Nel secondo tempo il Sudafrica parte a spron battuto, ma alla prima disattenzione viene ancora punito da un'Argentina cinica come non mai: Boffelli trova il varco a sinistra per l'inserimento di Moyano, che ha lo spazio per involarsi in meta e aumentare ulteriormente il vantaggio. Gli Springboks optano per una risposta fisica, forse l'unica possibile: cariche dritto per dritto, avanzamento coi ball carriers per poi allargare il gioco e trovare spazi sulle fasce. L'Argentina fatica, soffre, concede qualcosa ma non crolla mai: le due mete di Mapoe, ispirate dal gran lavoro di Willie le Roux, mettono paura agli uomini di Ledesma, che reggono strenuamente fino alla fine. L'urlo del Malvinas Argentinas di Mendoza accompagna il fischio finale di Gardner, che sancisce la straordinaria impresa dei Pumas.

 

RISULTATI E CLASSIFICA

Aus - Nz 13-38
Sud - Arg 34-21
Nz - Aus 40-12
Arg - Sud 32-19

PROSSIMO TURNO - 8 Settembre 

Nuova Zelanda - Argentina
Australia - Sudafrica 

NUOVA ZELANDA - 10
SUDAFRICA - 5
ARGENTINA - 4
AUSTRALIA - 0

 

 

 

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About the author
Francesco Palma
22 anni, laureato in Linguaggi dei media presso l'Università Cattolica di Milano. Aspirante giornalista, appassionato e di musica, calcio, ciclismo, futsal e di sport in generale. Esperto di musica italiana, autore musicale e paroliere.