La luce in fondo in tunnel. E' esattamente ciò che deve star provando in questi giorni Esteban Chaves, scalatore del Team Orica-Scott, impegnato sulle strade della Vuelta a Espana 2017. Una corsa che lo aveva lanciato tra i grandi nomi del panorama ciclistico internazionale solo due stagioni fa, per poi consacrarlo la scorso anno, con il podio ottenuto a Madrid a suggello di una serie di mesi di alta competitività (splendido anche il posto d'onore al Giro d'Italia 2016, chiuso al secondo posto, alle spalle di Vincenzo Nibali).
Ora questo ventisettenne colombiano sta provando a ricostruire un'annata, iniziata discretamente, con un altro podio in Australia, al Tour Down Under (altro secondo posto, dietro l'uomo di casa Richie Porte), proseguita in maniera sfortunata, con un infortunio al ginocchio che lo ha tenuto fuori dalla corse addirittura fino a giugno. Chaves ha così saltato tutte le corse primaverili della stagione, tornando a farsi vedere al Giro del Delfinato, in preparazione a un Tour de France che avrebbe dovuto correre da protagonista. La sua Grand Boucle - la prima della carriera - è stata invece un calvario, un apprendistato di fatica, un'occasione per mettere chilometri nelle gambe proprio in vista della Vuelta, originariamente fuori dai piani del sudamericano. Come lo scorso anno, Chaves si ritrova dunque in Spagna con l'obiettivo di salire sul podio. Nel 2016 scalzò un totem come Alberto Contador, chiudendo terzo alle spalle di Nairo Quintana e Chris Froome, quest'anno sembra il primo degli umani, a trentasei secondi di ritardo da un kenyano bianco in modalità Tour de France, apparentemente imbattibile, di certo sotto controllo. Difficile pensare a vincere la Vuelta per Chaves, anche considerando la cronometro di quaranta chilometri all'inizio della terza settimana (dove potrebbe perdere oltre tre minuti), più realistico immaginare la ricerca di un podio bis, date peraltro le condizioni di forma, non eccezionali, degli altri uomini di classifica. Vincenzo Nibali, Fabio Aru, Romain Bardet, Tejay Van Garderen, Nicolas Roche, David De La Cruz, nessuno ha convinto pienamente in questa prima settimana di Vuelta marchiata a fuoco (anche causa calura) da Chris Froome.
Tutti - chi più, chi meno - hanno invece mostrato la corda, perdendo inevitabilmente qualcosa su ogni arrivo in salita. Chi invece ha sinora recitato la parte del regolarista è stato proprio il colombiano dell'Orica-Scott, staccatosi di diciassette secondi solo sul traguardo di Xorret de Catì, insieme ad Alberto Contador (che però paga il disastro dei primi tre giorni), il più convincente dello stuolo degli anti-Froome. Ecco perchè Chaves può sperare nel podio di Madrid, magari puntando su tappe a lui più congeniali, quelle con dislivello maggiore e salite più lunghe, dall'Andalusia alle Asturie. Il diretto interessato conta i secondi guadagnati sui rivali in classifica generale, e sembra non mostrare grossi rimpianti per l'occasione persa ieri a Cumbre del Sol, quando è arrivato vicino a poter mettere le ruote davanti al kenyano bianco: "Oggi (ieri, ndr) Froome ha dimostrato a tutti il motivo per il quale ha vinto quattro Tour de France - le parole del colombiano - ma per quanto mi riguarda si tratta comunque di un ottimo risultato. Due anni fa persi su questa salita la maglia rossa, mentre oggi è tutta un'altra storia. Sono molto più maturo, più tranquillo in corsa, in definitiva ho più esperienza. Ho guadagnato secondi in classifica generale, acquisendo vantaggio su tutti i miei avversari. La squadra sta lavorando in maniera eccezionale, come ormai consuetudine, non posso far altro che ringraziarli. A questa Vuelta abbiamo portato un team davvero giovane, con un solo corridore sopra i trent'anni. Sono molto contento delle mie prestazione, sono stati nove giorni molto duri, ora è tempo di riposare". E di preparare il terreno per una seconda settimana in cui confermare le perfomances della prima.