Fino ad ora, fino al via della Vuelta a España 2017 da Nimes, il copione è lo stesso degli ultimi tre anni: Christopher Froome ha vinto il Tour de France e si presenta ai nastri di partenza per compiere la doppietta. E come sempre il parterre è di alto livello, con gli avversari più temibili che arrivano da mesi di riposo e preparazione dopo il Giro d'Italia.
La stagione del britannico non può non prescindere dalla corsa in terra di Francia. Al via del Tour de France il suo regno era stato messo in discussione da Richie Porte, apparso in formissima al Delfinato, capace di staccare il keniano bianco in salita e di tenere il passo a cronometro, ma la discesa del Mont du Chat lo ha messo ko. Dopo l'australiano, a mettere in crisi Froome ci ha provato Fabio Aru, l'unico ad aver strappato la maglia gialla all'alfiere Sky in tutta la sua carriera, ma anche il sardo alla fine si è dovuto arrendere. Infine, chi ci ha provato sino all'ultimo è stato Romain Bardet, ma il gap a cronometro era troppo elevato per soffiare la vittoria all'inglese. Già, l'ultima Grand Boucle ha prodotto un verdetto apparentemente incontrovertibile: Chris Froome non riesce più a fare la differenza in salita. Spieghiamoci: le frullate del keniano bianco sono sempre micidiali, ma ora più ciclisti sono capaci di tenere il suo passo, mentre negli altri tre Tour de France vinti nessuno riusciva a stargli dietro. Per questo motivo diventano fondamentali i chilometri contro al tempo che, in questa Vuelta, sono solo 54.
Storicamente parlando, Froome non ha mai brillato nel secondo grande giro, mostrando sempre un calo soprattutto nella terza settimana. Quest'anno però sembra diverso. La prestazione mediocre offerta al Delfinato, a cui ha fatto seguito la quarta vittoria del Tour de France, racconta di una preparazione cambiata per avere il picco di forma nell'ultima settimana della corsa francese. Questo spostamento del picco, che solitamente aveva nelle prime due settimane con poi una leggera flessione nella terza, potrebbe favorirlo nelle prestazioni alla Vuelta, allungando la sua forma ottimale sino alla volata finale di Madrid. Il compito del keniano bianco sarà lo stesso del Tour de France: fare il ritmo in salita o limitarsi a tenere quello degli altri quando non sarà brillante, per poi affondare il colpo nella cronometro di quaranta chilometri. La prova contro il tempo di Logroño potrà dare una forte indicazione su chi sarà il vincitore della 72esima Vuelta a España, ma alla fine la decisione finale spetterà al re delle montagne spagnole: l'Alto de Angliru. Le pendenze micidiali della salita asturiana creeranno gli ultimi gap tra i favoriti e chi indosserà lì la maglia rossa potrà festeggiare la vittoria del grande giro spagnolo.