Neanche il tempo di archiviare la sua quarta Grand Boucle, la terza consecutiva dopo quella del 2013, che Chris Froome, ormai abituato alla maglia gialla, pensa già al prossimo Tour de France. In particolare al quinto sigillo, che lo inserirebbe in una cerchia ristrettissima di corridori in grado di vincere per cinque volte la corsa ciclistica più importante al mondo.
E’ un Froome sollevato ma allo stesso tempo entusiasta, quello che rilascia interviste sui Campi Elisi di Parigi, all’ombra dell’Arco di Trionfo, dove è salito ancora una volta sul gradino più alto del podio: “Essere qui, dopo aver vinto il Tour – dice il britannico del Team Sky al sito ufficiale del Tour de France – è sempre un’emozione fantastica. I Campi Elisi non deludono mai. C’è sempre qualcosa di speciale nell’arrivare qui, dopo aver trascorso tre settimane in bici pensando proprio a questo momento. Essere qui è sempre un premio, ed è fantastico rivedere mia moglie e mio figlio dopo tanti mesi passati in giro, tra corse e allenamenti. Tutte le mie vittorie al Tour sono state uniche, ognuna speciale nel suo genere e alla sua maniera. Quella di quest’anno sarà ricordata come la più equilibrata e combattuta di tutte. Per me è un vero onore essere menzionato accanto a corridori del calibro di Jacques Anquetil, Eddy Merckx, Bernard Hinault e Miguel Indurain. Sarà un privilegio essere ancora qui l’anno prossimo, per cercare di eguagliare il record di Tour de France vinti”.
Soddisfatto il colombiano Rigoberto Uran, giunto secondo in classifica generale con la maglia della Cannondale-Drapac: “Questo posto sul podio è davvero fantastico, mi rende molto felice. Per quanto mi riguarda, il Tour è nettamente più importante di ogni altra corsa. Ci sono ventuno giorni di gara, è una corsa con tantissima storia alle spalle, nessun altro evento ciclistico internazionale può vantare lo stesso livello di competitività del Tour de France”. Si definisce invece esausto, ma soddisfatto, il terzo classificato, il francese Romain Bardet dell’AG2R-La Mondiale: “Direi che posso essere orgoglioso di essere salito sul podio della corsa più importante al mondo per due volte consecutive. Sono felice di essere già arrivato a questi livelli a soli 26 anni. E’ qualcosa che mi dà molta fiducia per il futuro. Continuerò a lavorare per quest’obiettivo, perché non voglio che ci sia nulla che possa impedirmi di sognare in grande. Sono stato con i migliori e ho dato battaglia sulle grandi montagne, sfortunatamente ho avuto una giornata negativa, nella cronometro di Marsiglia, che ho corso più di testa che di gambe”.
Prende parte ai festeggiamenti di fine Grand Boucle anche l’australiano Michael Matthews del Team Sunweb, vincitore della classifica a punti e nuovo titolare della maglia verde, dopo cinque anni di dominio di Peter Sagan: “Quest’anno ho avuto l’opportunità di aggiudicarmi la maglia verde, e l’ho sfruttata a piene mani. Chissà, forse l’anno prossimo avrò obiettivi diversi dal Tour de France, ma per il momento voglio solo godermi questo momento. In questa stagione Tom Dumoulin si è preso la maglia rosa al Giro d’Italia, Warren Barguil quella a pois qui, io la verde: è un gran bel traguardo per la squadra, tre maglie diverse in due grandi corse a tappe”. Se Bardet rappresenta il presente e il futuro del Tour, i francesi sono rimasti intrigati dalle potenzialità dello stesso Warren Barguil, grande protagonista in salita: “Il mio sogno era vincere una tappa al Tour de France – le parole del vincitore della classifica degli scalatori – ne ho vinte due e ho preso la maglia a pois, qualcosa che va ben oltre i miei stessi sogni. E’ tutto pazzesco, correre con questa maglia sull’arrivo dei Campi Elisi , essere sul podio davanti all’Arco di Trionfo…Ma presto mi concentrerò su nuovi obiettivi”