E' un Tour de France ancora aperto quello che si accinge a concludersi domenica prossima. Altre sei tappe per delineare la classifica generale, tra cui due arrivi di montagna (Serre-Chevalier e Izoard) e una cronometro individuale (Marsiglia), con ogni probabilità snodi cruciali di questa edizione della Grand Boucle.
La lotta per la maglia gialla sembra aperta a ogni soluzione, con i primi quattro corridori racchiusi nello spazio di trenta secondi. Fabio Aru (a 18"), Romain Bardet (a 23"), Rigoberto Uran (a 29"), sono loro i principali avversari del britannico Chris Froome verso Parigi, in un Tour mai così aperto negli ultimi anni, frutto di un percorso meno selettivo rispetto al recente passato. Distacchi minimi, dovuti a due soli arrivi in salita (La Planche des Belles Filles e Peyragudes), nessuna vera cronometro individuale, tante tappe miste che hanno inciso poco, eccezion fatta per quella di Rodez, in cui Fabio Aru si è fatto cogliere di sorpresa nel finale, perdendo la maglia gialla conquistata sui Pirenei. Big in difficoltà, con Valverde e Porte ritirati, Contador e Quintana attardati (il colombiano si è arreso alle fatiche del Giro). Ecco perchè, nonostante il gap minimo in classifica generale, Chris Froome ripartirà domani da grande favorito per il gradino più alto del podio all'ombra dell'Arco di Trionfo. Quello del 2017 non è il Froome versione cannibale di altre edizioni del Tour de France, ma dovrebbe bastare per il quarto sigillo in carriera nella corsa più importante, specie se si considera che sabato 22 luglio, alla vigilia della passerella di Parigi, c'è una cronometro in grado di spostare ulteriormente gli equilibri dalla sua parte. Difficilmente attaccabile per via del suo superteam (la Sky ha addirittura in classifica Mikel Landa, sesto a 1'17", nonostante il ritiro di Geraint Thomas), il kenyano bianco dovrà gestire le salite alpine (Galibier e Izoard su tutte), per poi fare il vuoto nella conclusiva prova contro il tempo. E' questo l'obiettivo, neanche tanto celato, del tiranno del Tour, che proverà comunque la zampata vincente nella due giorni di montagna, per griffare con un successo di tappa in salita una corsa sinora piuttosto anonima.
Le sue proverbiali frullate non hanno fatto ancora danni, e anzi, sono stati Fabio Aru e Romain Bardet i più brillanti ogni volta che la strada si è inerpicata verso l'alto. Sorpreso a La Planche des Belle Filles, in difficoltà sullo strappo al 20% di Peyragudes, Froome è stato salvato ieri dalla squadra nella tappa di Le Puy-en-Velay, quando l'AG2R La Mondiale di Bardet ha provato ad approfittare di un buco venutosi a creare nel finale di frazione. Nulla di fatto, perchè lo strapotere del Team Sky ha annullato ogni tentativo di golpe, ma l'impressione chiara che lo scalatore francese non voglia lasciare lasciarsi sfuggire alcuna occasione di qui a Parigi. Rispetto ad Aru, Bardet pare in crescendo di condizione, ma per vincere il Tour non dovrà solo staccare la maglia gialla, ma anche guadagnare almeno un minuto e mezzo in classifica generale, per presentarsi poi a Marsiglia con un vantaggio vagamente gestibile. Discorso identico per il Cavaliere dei Quattro Mori, le cui rasoiate hanno finora animato un Tour soporifero, per percorso piatto e ritiri eccellenti (Valverde e Porte in primis). Il corridore sardo dell'Astana si ritrova senza squadra nel momento chiave della corsa, e forse con una condizione in calando alla vigilia delle Alpi. Resta comunque uno dei due principali candidati al ruolo di anti-Froome, nonostante il britannico abbia oggi identificato nel colombiano Rigoberto Uran l'uomo più pericoloso nel cammino verso Parigi ("Va forte in salita ed è il miglior cronoman tra i miei avversari", le parole della maglia gialla). Una strada su cui lotteranno anche i vari Daniel Martin e Simon Yates, a due minuti di ritardo, ma anche e soprattutto Alberto Contador, più lontano in classifica, ma pronto a un guizzo dei suoi nell'edizione del probabile addio.