Ora che è tornato a vincere, e che veste la maglia tricolore di campione d'Italia, conquistata domenica scorsa a Ivrea, Fabio Aru non può più nascondersi. Lo scalatore dell'Astana sarà domani al via dell'edizione numero centoquattro del Tour de France, che si aprirà a Dusseldorf, con un cronoprologo di quattordici chilometri. Assente Vincenzo Nibali, tutti gli occhi dell'Italia ciclistica saranno su di lui, il Cavaliere dei Quattro Mori, per sognare fino a Parigi.
E della Grande Boucle, ma non solo, ha parlato ieri il corridore sardo, intervistato da Ciro Scognamiglio per la Gazzetta dello Sport in edicola oggi. Impossibile non ripartire dal trionfo ai campionati italiani, che ha posto fine a un periodo difficile per Aru: "Il successo tricolore ha avuto un sapore speciale perché venivo da un anno duro. Anzi, da un anno e mezzo: la vittoria al Delfinato 2016 la tralascerei addirittura, perché in generale tante volte non sono riuscito in quello che speravo di fare, pur facendo belle gare. Problemi fisici, sfortuna, e poi è arrivata la morte di Michele Scarponi, che mi ha distrutto. Quel momento di domenica, lo sognavo. Ho rivisto la luce. Quella vittoria vale una carriera. Sì, perchè Campione d’Italia lo rimani per sempre. Tutti ricorderanno e diranno “Hai vinto il Tricolore, quella volta a Ivrea, staccando tutti”. Vorrei che quegli ultimi duecento metri durassero dieci minuti, di recente ho rivisto 3-4 volte il finale e mi sono emozionato ancora". Al Tour Aru dovrà condividere i gradi di capitano del Team Astana con il danese Jakob Fuglsang, recente vincitore del Giro del Delfinato: "Mi piace sempre, quando si può, creare con i compagni anche forti un bel rapporto, un bel legame. Al Delfinato alla radio gli urlavo di crederci, perché stava facendo un numero nell’ultima tappa. Io ho corso alla garibaldina, le mie azioni erano fatte per favorire lui. È stato piacevole, abbiamo una grande intesa". Segue un messaggio ai tifosi italiani: "Voglio dire che dopo tutto quello che ho passato, il fatto di rialzarsi non è stato banale. Ci avrei messo la firma per arrivare al Tour nella forma in cui sono adesso. Quindi, un messaggio di speranza. Di crederci sempre. I momenti brutti ti buttano giù ma bisogna reagire. Il Tour è il Tour, ce ne saranno anche altri di italiani da seguire…Io cercherò di fare di tutto per emozionare il pubblico".
Un Aru che non vuole fare pronostici sul suo posizionamento finale in classifica generale, ma che dimostra di essere fiducioso: "Firmare per il podio? Non so. A me piace arrivare il più in alto possibile, ma è difficile in questo momento fare una previsione, perché mi trovo in una situazione nuova, imprevista. Stavo preparando il Giro d’Italia, poi mi sono infortunato. Mi sono presentato comunque con una buona condizione. Ho fatto dei sacrifici, per non prendere peso durante la fase della rieducazione tante volte ho mangiato solo un’insalata a pranzo. Non so dove posso arrivare, ma sicuramente sarò lì a giocarmela per cercare di ottenere il miglior risultato possibile". Che Tour aspettarsi, come percorso e favoriti? Il corridore sardo risponde così: "Sarà un Tour per corridori abbastanza completi. C’è della cronometro, ma non tantissima. Arrivi in salita, ma anche in questo caso non tantissimi. Finali in discesa. La grande incognita del vento. Quindi, incerto fino all’ultimo, anzi fino al penultimo nella crono di Marsiglia. Quanto ai favoriti, ne parlavo con Dario Cataldo (suo compagno di squadra all'Astana, ndr) e riflettevamo su come sia sicuramente un errore sottovalutare uno come Chris Froome solo perché quest’anno, contrariamente alle sue annate migliori, non ha ancora vinto. Sarà molto competitivo, penso che il pronostico sia molto aperto. Da Quintana a Porte, da Contador a Chaves, ma ce ne sono altri, in tanti sono qui con l’ambizione massima. Penso che per il pubblico sarà molto divertente". Chiosa sul futuro, che lo vede in scadenza di contratto con l'Astana: "Si tratta di una scelta di grande professionalità. Lo dico abbastanza umilmente, avrei potuto già firmare un contratto, con un team o con l’altro, ma ho preferito concentrarmi esclusivamente sul Tour de France, al cento per cento. Il risultato è mio, ma anche della squadra. Dunque, voglio dare tutto e poi al momento giusto arriverà il tempo della scelta".