Domenico Pozzovivo ritrova il successo. Colpo di pedale in salita, poi, sotto la pioggia, difesa e rilancio. Metri, gli ultimi, interminabili. Preda, Domenico, delle voglie altrui. Sulla linea d'arrivo una liberazione, il dolce dono della maglia gialla, da rinsaldare oggi, con un traguardo, questo sì, da scalatore puro. La cronometro non gioca a favore del folletto dell'AG2R, occorre quindi distanziare più di un avversario. Pozzovivo è il più forte in quota, deve muoversi e smuovere gli altri, pescare in fallo profili non idonei a pendenze probanti.
La settima tappa conduce da Zernez a Sölden e misura 166.3 chilometri. Ampio spazio per gli attaccanti di giornata, perché il gruppo può attendere per almeno 120 chilometri lo svolgersi degli eventi. Disegno pianeggiante, dopo l'uscita dai "blocchi", un leggero rimbalzo, addirittura un passaggio in discesa. Con il rifornimento, poco dopo metà tappa, si cambia registro. Dal chilometro 120, come detto, la strada inizia, anche se in modo impercettibile, a salire, l'asfalto, via via, si fa rovente. Due traguardi volanti, ai meno tredici un muro vero e proprio. Non c'è respiro, non c'è recupero, fin sul traguardo.
Selezione naturale, fondamentale gestire lo sforzo. Occorre scegliere con attenzione il punto d'attacco, resistere alla tentazione, ascoltare le gambe. Ieri, in leggero affanno Spilak e Rui Costa, bene Nieve e Izagirre, pimpante Caruso, il primo a rispondere, più volte. Il rapportone di Kruijswijk può essere una variabile interessante. La lampadina rischia di spegnersi, si può perdere il Giro di Svizzera per eccessiva foga. Questione di energie, ma anche di intelligenza.
Il percorso