Nella stagione ciclistica 2015 Alberto Contador ha cercato l'accoppiata Giro-Tour, in un'epoca caratterizzata da uno specialismo dilagante. Trionfatore nella corsa rosa, lo spagnolo ha fallito clamorosamente l'obiettivo di vincere la Grand Boucle, finendo quinto in classifica generale in ritardo abissale dal vincitore di Parigi Chris Froome. E' stato un Contador irriconoscibile quelle del Tour de France 2015. Malissimo in salita, sfortunato in discesa (caduto nella tappa con arrivo a Pra Loup), il 32ennne da Pinto è sembrato anche psicologicamente ai margini della corsa. Mai un'azione decisa, solo qualche scatto qua e là, di puro orgoglio, capace solo di attestarne la presenza.
Probabilmente sfinito dalle fatiche del Giro e da una preparazione molto diversa da quella delle annata precedenti, Contador non è riuscito nemmeno a lottare per il podio dei Campi Elisi, nonostante il ritiro di Van Garderen sembrasse aprirgli nuove possibilità. Per il più forte corridore di gare a tappe degli ultimi dieci anni è stato un Tour de France da dimenticare, tuttavia non il primo tra le edizioni più recenti. Dopo aver conquistato da giovanissimo la Grand Boucle nel 2007 e nel 2009, anno in cui fu costretto a difendersi anche dal compagno di squadra Lance Armstrong, terzo in quell'occasione, Contador non ha più trovato fortuna in terra francese. Nel 2010 il turning point del rapporto tra il corridore spagnolo e la corsa gialla: già in difficoltà nelle prime tappe del Tour, Contador riuscì a prendersi il simbolo del primato sfruttando anche un salto di catena del suo rivale Andy Schleck sulla salita del Port de Balès. Da lì polemiche a pioggia sulla sportività o meno del suo gesto (ancora attuali, a quanto pare) e il titolo di vincitore del Tour revocato per una riscontrata positività al clenbuterolo, sanzionata retroattivamente a cavallo del biennio 2011-2012.
Anche l'edizione 2011, vinta dall'esperto canguro Cadel Evans, aveva visto il nativo di Pinto andare più volte in difficolta prima di chiudere al quinto posto in classifica generale - piazzamento anch'esso revocato - in seguito all'affaire clenbuterolo. Eppure, il Contador pre e post 2010 ha continuato a trionfare in scioltezza a tutti i Giri d'Italia e le Vueltas a Espana cui ha partecipato. Due maglie rojas e una rosa negli ultimi tre anni hanno rappresentato un bottino straordinario per un corridore già entrato nella storia del ciclismo, nonostante le discussioni intorno alla sua squalifica. Soprattutto i due più recenti trionfi in patria (2012 e 2014) hanno offerto agli appassionati la versione migliore dell'Albertino internazionale, capace come nessun altro di accendere le folle con attacchi improvvisati e da lontano.
Ma l'eccellente rendimento al Giro e alla Vuelta non ha trovato riscontri nella corsa più importante al mondo, quel Tour de France che Contador sembrava destinato a dominare alla maniera degli Indurain e degli Hinault (per non parlare di Armstrong, arrivato a quota sette Grand Boucle in carriera prima della confessione sull'assunzione di sostanze dopanti). Incredibile a dirsi, quello che è unanimemente riconosciuto come il corridore più forte della sua generazione nelle gare a tappe di tre settimane, è fermo a due Tour vinti, l'ultimo datato addirittura 2009. Tra squalifiche, infortuni (rottura della tibia l'anno scorso), e condizioni di forma mai al top, Contador non è neanche riuscito più a salire sul podio di Parigi (due volte quinto e due volte quarto il suo score dal 2011 ad oggi).
In molti sono rimasti affascinati dall'azzardo - romantico e folle - di tentare l'accoppiata Giro-Tour in questa stagione, ma un Contador presumibilmente a fine carriera non può permettersi di competere per il Tour con fatiche supplementari nella gambe, specie contro avversari del calibro di Froome, Nibali e Quintana. Lo spagnolo ha già fatto capire che difficilmente lo rivedremo al Giro d'Italia. A questo punto della sua vita ciclistica non ha più margini di errore, troppo importante indossare per un'ultima volta la maglia gialla a Parigi, per coronare un decennio da assoluto protagonista.