Nel percorso che accompagna la carovana dai Pirenei alle Alpi, Mende ha una forte sottolineatura. Un tratto rosso evidenzia l'arrivo odierno, quasi a stabilirne l'importanza. Non è il classico tappone di montagna, i colli da scalare sono in realtà brevi - 3 su 4 misurano non più di 3 km - ma è il disegno a garantire lo spettacolo.
Si parte da Rodez e i primi 40 km sono decisamente nervosi. La strada sale a fasi alterne, tratti impegnativi precedono improvvise picchiate, favorendo così eventuali tentativi di fuga. Il primo Gpm è posto poco dopo il via, al km 20. La Cote de Pont de Salars misura 1,5 km, con pendenza media vicina al 6%. Dopo il Col de Vernhette, il gruppo affronta una ripida discesa e si ritrova nella parte centrale, caratterizzata da terreno quasi totalmente pianeggiante.
Il traguardo volante è posto a Millau, in leggero falsopiano. Si torna a volgere lo sguardo all'insù al km 137. Inizia qui l'ultima fase di tappa. La Cote de Sauveterre accende la corsa. Questa è l'asperità più lunga, sono 9 km di ascesa al 6%. In vetta, giù veloci verso Balsieges e approccio al doppio strappo finale. La Cote de Chabrits non presenta gravi difficoltà, è in realtà uno strappetto di meno di due chilometri, di ben altra fattura la Cote de la Croix Neuve. Tre chilometri secchi, duri, al 10%, un muro che si erge a giudice dopo 175 km di fatica.
Quando termina la rampa, mancano al traguardo 2 km, piatti. Mende è arrivo di tappa non nuovo al Tour. Nell'ultima apparizione qui, datata 2010, capolavoro di Purito Rodriguez. Ieri, giornata di riposo per Joaquim, utile a ricaricare le batterie per l'esplosivo finale odierno.
Chris Froome può controllare un finale così accesso? L'impressione è che, prima delle Alpi, sia l'unica giornata per porre qualche dubbio al dominatore in giallo. Contador, Nibali, Quintana, un'unica arma, il coraggio.