Il Mare del Nord ribolle, il vento spira forte verso il gruppo, dal cielo la pioggia, il Tour scopre le insidie della strada, travolto da una bufera che scalza alcuni big dai gradini più prestigiosi. Siamo alla terza tappa, la seconda in linea, per molti la Grand Boucle è già a un bivio. L'uscita odierna trova compimento sul Muro di Huy, un finale da classica, 50 km che riportano alla mente l'epilogo della Freccia Vallone.
Il Tour scopre l'altra faccia dei Paesi Bassi, si infila lungo gli strappi secchi della storia, trascorre, in Belgio, una giornata chiave in una prima settimana stracolma di trappole. Il Muro di Huy anticipa il pavè, in programma domani, e promette vittime e caduti.
Si parte da Anversa, per giungere a Huy 159,5 km dopo. Per 105 km andatura da crociera, percorso pianeggiante, nessuna difficoltà. Il primo Gpm, di 4° categoria, al km 109, la Cote de Bohissau. 2.4 km al 5,5%. Dopo il traguardo volante di Havelange, posto al km 128, altre due ascese, prima del Muro. La Cote d'Ereffe, per lunghezze e pendenze simile alla Cote de Bohissau, 2.1 km al 5%, e a seguire la Cote de Cherave, un'erta di un chilometro e trecento metri, con pendenza media dell'8%.
Siamo, qui, al km 154, ne mancano 5,5 al traguardo. Il Muro di Huy trova il suo inizio a 1.3 km dallo striscione conclusivo. L'inizio presenta pendenze importanti, ma non definitive. L'ultimo chilometro è un inferno, si sfiora il 20%, la strada si impenna, quasi respinge chi prova ad alzarsi sui pedali. Si procede barcamendosi in sella, quasi a passo d'uomo. In pochi metri, se le gambe non rispondono, il distacco può dilatarsi.
Valverde qui ha vinto pochi mesi fa, ma oggi è il secondo di Quintana, Froome è in condizione, Contador, a prima vista non al top, può comunque difendersi, Nibali deve aggrapparsi all'orgoglio. Occhio a Purito, ieri al tappeto. In tanti, possono sognare sul Muro, Cancellara stringe la maglia. Un guerriero a Huy, nella morsa del gruppo.