Non è la salita più dura d'Europa. Non ha pendenze proibitive come il Mortirolo, il Tourmalet o l'Angliru. Ma è la montagna più famosa per il mondo del ciclismo, contrassegnata da ben ventuno tornanti, ciascuno dei quali porta il nome di uno dei vincitori di tappa al Tour con arrivo lì in cima. E' l'Alpe d'Huez, la scalata per eccellenza del Tour de France, vero e proprio marchio distintivo della corsa gialla, perfetta per alimentare lo sciovinismo francese.
Da Coppi a Zoetemelk, da Hinault a Bugno, da Pantani ad Armstrong (ancorchè con asterisco), fino ad arrivare agli ultimi trionfi di Rolland e Riblon, chi ha alzato le mani al cielo sul traguardo dell'Alpe è rimasto comunque per sempre nella storia del ciclismo che conta. Anche quest'anno la salita verso Huez potrebbe essere decisiva per le sorti degli uomini di classifica, collocata com'è nella penultima tappa, ultimo giorno di gara effettivo prima della passerella di Parigi sui Campi Elisi all'ombra dell'Arco di Trionfo. Chi vestirà la maglia gialla la sera di sabato 25 luglio avrà vinto il Tour de France edizione 2015, in un intreccio simbolico che rafforza un legame ormai inscindibile tra quest'ascesa e la Grand Boucle.
Denominata la montagna degli olandesi per le numerose vittorie di tappa dei corridori dei Paesi Bassi sino agli anni Ottanta, l'Alpe è divenuta successiva la salita degli italiani, teatro di trionfi di atleti del calibro di Gianni Bugno (doppietta 1990-91), Roberto Conti (1994), Giuseppe Guerini (1999) e Marco Pantani (anche per il Pirata bis datato 1995-97) tutti capaci di mettere la propria griffe sui tornanti più famosi al mondo. Da Bourg d'Oisans alla vetta ci sono 14,5 km, con una pendenza media dell'8% e un dislivello complessivo di 1.100 metri (dai 740 della valle ai 1840 del traguardo). Il tratto più duro è quello iniziale, con i primi quattro chilometri con rampe in doppia cifra quanto a percentuale di pendenza. Poi l'Alpe concede un minimo di respiro a professionisti e cicloamatori grazie ai suoi tornanti, fondamentali per rifiatare e alleggerire il rapporto. Intorno al decimo chilometro la strada torna a farsi più impervia, prima di un arrivo praticamente pianeggiante.
Il traguardo d'Huez è in larga parte riservato ai grandissimi di questo sport. Difficile assistere ad arrivi di gruppo ristretto, ben più facile ricordare cavalcate in solitaria, come quella del '97 di Pantani. Un'occhiata a Ullrich e via, scatto perentorio che voleva dire solo una cosa: ci rivediamo al traguardo. Il Pirata amava l'Alpe, un po' come il Mortirolo. Solo lo show nella tappa delle Deux Alpes del Tour del 1998, in cui fece il vuoto già sul Galibier, precede quanto a importanza e spettacolo le due vittorie del romagnolo sui tornanti della storia. E come dimenticare il trionfo di Beppe "Turbo" Guerini nel 1999, caduto a causa della goffaggine (per non dire di peggio) di un tifoso fotografo a mille metri dal traguardo, comunque in grado di sfogare la sua gioia pochi secondi dopo.
Da quel successo il tricolore ha smesso di sventolare sull'Alpe d'Huez. Ma si può essere ben certi che Vincenzo Nibali, ultimo padrone del Tour, abbia cerchiato in rosso la data del 25 luglio, per festeggiare un trionfo tutto azzurro su uno sfondo immancabilmente giallo.