Peter Sagan è un fuoriclasse. Dubbi, paure, difficoltà, nel ciclismo moderno il passo dall'altare alla polvere è breve. La Tinkoff è squadra di prima fascia, dedita in toto alle fortune di Re Alberto, difficile per Sagan, uomo da classiche, da tappe, emergere in un team modellato sulla sagoma di un campionissimo. I primi mesi dell'anno, conditi da piazzamenti e critiche, sono ora alle spalle, al Giro di Svizzera la completa rinascita, due successi, l'ultimo ieri, per gridare al mondo la voglia di rivalsa.
In una sesta uscita, segnata dal maltempo, dal pericolo di una strada bagnata, Sagan è perfetto, sfrutta il lavoro della Tinkoff e delle principali squadre in gruppo per avvicinarsi alla testa della corsa. All'ultimo chilometro, quando la fuga di giornata - Domont, Rutkiewicz, Mohoric, Baugnies - tramonta, e con la fuga salta anche il tentativo di rincorsa di Malori e Ventoso, Sagan si accoda al fido Bennati. L'esperienza dell'azzurro è decisiva. L'ultima curva, perfetta, segna il solco tra Sagan e i rivali. In 5 si staccano, Sagan è solo, a braccia alzate. Piazzati Roelandts e Kristoff. Cavendish, a 2 secondi, guida un altro gruppetto. Fioccano, a uno a uno, i rivali sul traguardo, Sagan è già oltre, vincitore.
Quest'oggi, nella settima tappa, da Bil/Bienne a Dudingen, un'altra occasione per Sagan e i velocisti presenti, in primis Kristoff e Cavendish. I primi 60 km sono pianeggianti, ma la seconda parte presenta diversi saliscendi, con due Gpm di terza categoria ad alterare il percorso. L'ultimo passaggio in quota al km 145, quando al traguardo mancano 19 km. Può essere un trampolino per eventuali attaccanti, senza dimenticare il finale, in leggera salita.
La strada si può suddividere in due tronconi. Dopo i primi 91 km, infatti, il plotone entra in un circuito, da 36,8 km, da ripetere due volte.