Nicola Boem a braccia alzate sul traguardo di Forlì, alla sua ruota Matteo Busato e Alessandro Malaguti, quarto, esausto, Alan Marangoni, il primo a lanciare l'affondo tra gli uomini in fuga, a poco più di un chilometro dal traguardo.
Marangoni guadagna una cinquantina di metri, dietro i tre compagni di fuga si osservano, sembra fatta. Lungo le transenne, Malaguti rilancia, Boem prende la scia e torna a spingere, a duecento metri dal traguardo l'aggancio, con il ciclista della Bardiani Csf che prosegue, fino oltre la linea d'arrivo.
Manca un'unità al plotone in evidenza già dalle prime battute. Oscar Gatto si arrende quando mancano poco più di 10 km, una foratura ferma il corridore dell'Androni.
Il gruppo, piegato nel massimo sforzo, giunge a una manciata di secondi, 18 per l'esattezza, regolato da Nizzolo. Sesto Modolo, davanti a Greipel. Errore di valutazione, eccessiva sicurezza? Difficile dirlo, di certo l'arrivo della fuga è sorpresa non da poco in una tappa totalmente pianeggiante, mossa solo dal Monte di Bartolo.
Il vantaggio dei fuoriusciti non raggiunge mai proporzioni importanti, in testa al plotone, da subito, si pongono squadre come Lotto, Trek, IAM. Gli interessi della carovana sono evidenti, sfruttare una delle rare occasioni per le ruote veloci. Eppure la storia riserva un finale diverso, il ciclismo regala una pagina di novità, premia il coraggio dell'attacco, del "disordine", dell'accordo.
In quattro, a testa bassa, contro l'avvento della marea a due ruote, il distacco si assottiglia ma non crolla e la bagarre che esplode a poco più di 1 km non basta a chi è dietro per rientrare. Discorso a quattro, un discorso in cui Boem ha l'ultima parola.
In ottica classifica generale, brutto colpo per Richie Porte. Una foratura ferma il tasmaniano, il Team Sky si ferma, ma la velocità elevata impedisce il rientro in gruppo. Al traguardo, Porte concede 47" a Contador e ora si trova in quarta posizione, a 1'09", scavalcato anche da Mikel Landa, gregario di Aru.