Ci siamo, l'Italia si ferma e veste il rosa. Il ciclismo diventa LO sport per eccellenza, i maggiori campioni delle due ruote corrono nel bel paese per sfidarsi in una corsa a tappe simbolo di tradizione, sudore, fatica, impresa. Lo spettacolo prende il via con una cronosquadre, per snodarsi lungo lo stivale tricolore attraverso prove contro il tempo, ascese, volate, colpi di coda. Contador e Aru, Porte e Uran, nomi altisonanti, poi Pozzovivo e Cunego, carte a sorpresa, squadre di livello mondiale e piccole realtà che si ritagliano uno spazio nel ciclismo dei grandi. Il Giro apre le porte, lo spettacolo ha inizio.
La storia (Alessandro Brugnolo)
"Scriviam la nostra storia usando biciclette, inseguendo la memoria su strade molto strette. Su per le salite senza avere una borraccia. Giù per le discese con il vento sulla faccia... Pedala. Insegui la tua storia ovunque vada. Pedala. Macina chilometri di strada. Pedala. L'hai voluta tu la bicicletta. Pedala. Più in fretta. Più in fretta...". Il cantante Franki Hi Nrg ha sintetizzato in musica ciò che rappresenta il Giro d'Italia. La corsa rosa fa parte a pieno titolo della storia dello sport ma anche del costume del nostro paese. Il Giro apre la stagione delle grandi corse a tappe, che prosegue con il Tour de France e si chiude con la Vuelta di Spagna. La corsa rosa si svolge una volta all'anno dal 1909, non ha mai conosciuto soste eccettuate le 2 interruzioni belliche. Fin dalla sua prima edizione il Giro d'Italia è stato organizzato dalla Gazzetta dello Sport.
Il primo vincitore della corsa rosa è stato il varesino di Induno Olona Luigi Ganna. Nel 1912 si è svolta la prima ed unica edizione del Giro d'Italia a squadre, conclusasi con il successo della Squadra Atala. Nel 1914 per la prima volta è stata introdotta la classifica generale a tempi e non più a punti accumulati grazie ai successi di tappa. Quell'anno si è imposto Alfonso Calzolari, in un'edizione passata alla storia per il numero esiguo di corridori a concludere la corsa. Dopo la prima interruzione bellica le successive edizioni del Giro d'Italia sono state caratterizzate dai duelli tra: Gaetano Belloni (l'eterno secondo), Giovanni Brunero e Costante Girardengo. La sua storia ha ispirato Francesco De Gregori che ha scritto una canzone ed è stata realizzata pure una fiction televisiva, relative alla sua amicizia con il bandito Sante Pollastri. Un bel giorno però da Cittiglio (VA) è arrivato Alfredo Binda, che avrebbe fatto sue 5 edizioni della corsa rosa (1925, 1927, 1928, 1929, 1933). Lo stesso Binda è passato alla storia come l'unico corridore ad essere stato pagato dagli organizzatori per non partecipare al Giro d'Italia, causa la sua manifesta superiorità. L'evento si è verificato prima che prendesse il via l'edizione del 1930. Binda è il recordman dei successi di tappa nella stessa annata di corsa con 12 su 15 ottenuti nel 1927 e per numero di successi parziali consecutivi con 8 nel 1929.
Tra il 1989 e il 2003 Re Leone Mario Cipollini ha vinto ben 42 arrivi di giornata, detenendo tuttora il primato in questa classifica. Francesco Camusso è entrato nella storia invece per aver conquistato nel 1931 la prima edizione in cui è stata messa in palio la maglia rosa. Dopo le vittorie della Locomotiva Umana Learco Guerra e di Singapore Vasco Bergamaschi è arrivata la cosiddetta età dell'oro del ciclismo, caratterizzata dalla rivalità tra Gino Bartali e Fausto Coppi. Quest'ultima ha diviso l'Italia e al tempo stesso l'ha pure aiutata a risollevarsi dopo le ferite della guerra. Bartali e Coppi hanno avuto entrambi un fratello corridore, rispettivamente Giulio e Serse scomparsi prematuramente. Il campione toscano ha ispirato la canzone di Paolo Conte e la fiction televisiva interpretata da Pierfrancesco Favino, facendo suo il Giro 3 volte (1936, 1937, 1946). Coppi è stato raccontato in una serie per il piccolo schermo interpretata da Sergio Castellitto, conquistando la corsa rosa 5 volte (1940, 1947, 1949, 1952, 1953). Fiorenzo Magni in 2 occasioni ha saputo approfittare delle poche briciole lasciate dai rivali.
Il primo straniero nella storia a vincere il Giro d'Italia è stato lo svizzero Hugo Koblet nel 1950. Lo ha imitato nel 1954 il connazionale Carlo Clerici, approfittando della tattica rinunciataria dei campioni e di una fuga bidone. Altri stranieri ad imporsi tra la fine degli anni 50 e la prima metà dei 60 sono stati il lussemburghese Charly Gaul (1956, 1959) e il francese Jacques Anquetil (1960, 1964). A cavallo tra la seconda metà degli anni 60 e la prima metà degli anni 70 c'è stata la rivalità tra il postino di Sedrina Felice Gimondi e il Cannibale Eddy Merckx. Quest'ultima ha ispirato la canzone di Enrico Ruggeri, che è stata sigla Rai della corsa rosa. Il bergamasco si è aggiudicato 3 volte il Giro d'Italia (1967, 1969, 1976). Il belga detiene il record di giorni in maglia rosa con 77 e si è aggiudicato la corsa 5 volte (1968, 1970, 1972, 1973, 1974). Tra la fine degli anni 70 e i primi anni 80 il Giro d'Italia è stato caratterizzato dalla rivalità tra Giuseppe Saronni e Francesco Moser. Dalla Francia è arrivato il bretone Bernard Hinault capace di importsi nella corsa rosa 3 volte (1980, 1982 e 1985).
Il primo e unico irlandese a vincere il Giro è stato Stephen Roche nel 1987. L'anno successivo è stata la volta del primo e unico corridore Usa Andrew Hampsten, nell'edizione caratterizzata dalla bufera di neve sul Gavia, un evento paragonabile a quello del Monte Bondone nel 1956. Dal 1992 al 1996 c'è stata la cossiddetta era straniera, dove si sono imposti: Miguel Indurain (1992, 1993), Eugheni Berzin nel 1994, Tony Rominger nel 1995 e Pavel Tonkov nel 1996. Poi è stata la volta di: Gotti, Pantani, Garzelli, Simoni, Cunego, del Falco Bergamasco Savoldelli. Arriviamo agli anni più recenti con: Basso, Di Luca, il motorino di Orel Denis Menchov, Alberto Contador (successo poi cancellato per il caso doping). Nel 2012 ha vinto il primo canadese Ryder Hesjedal a sorpresa. Nel 2013 ha prevalso Vincenzo Nibali, lo squalo dello Stretto e lo scorso anno il primo colombiano Nairo Quintana. Chi prevarrà nell'edizione 98?
Il percorso (Giuseppe Critelli)
Un Giro d'Italia 2015 in versione light? In tanti avranno espresso questo pensiero una volta visionato il percorso dell'edizione numero 98 della corsa rosa.
Non mancano certamente le salite, ma a differenza degli altri anni è difficile individuare una tappa proibitiva, il classico tappone dolomitico che non ti lascia respiro o quell'arrivo in salita destinato a riservare pesanti distacchi ai corridori.
Più spazio, dunque, alla fantasia, ma attenzione soprattutto ai cronoman, perchè per una volta il Giro d'Italia potrebbe decidersi proprio contro il tempo. Perchè analizzando nel dettaglio le 21 frazioni della corsa rosa, quella decisiva potrebbe essere proprio la crono da Treviso a Valdobbiadene: 59,4 km di sforzo intenso e prolungato. Chi gestirà male le forze rischia di accumulare un ritardo incolmabile.
Dunque estrema attenzione a chi come Richie Porte e Rigoberto Uran è in grado di interpretare al meglio queste prove.
Il Giro 2015 inzierà, come spesso accaduto negli ultimi anni, con una crono a squadre: 17,7 km da San Lorenzo a Mare a Sanremo. Un omaggio al festival ed un buon modo per rompere il ghiaccio. I distacchi non saranno elevati, ma una prova a squadre è sempre molto delicata ed esige estrema attenzione.
Non mancheranno, come al solito, le insidie nel corso della prima settimana. Il primo arrivo in salita lo vedremo già alla quinta tappa, quando si transiterà in cima all'Abetone, un'ascesa non certo proibitiva, ma che potrebbe fare la prima selezione vista soprattutto la sua lunghezza (17 km al 5% di pendenza media).
Più impegnativo, invece, il secondo arrivo in salita posto all'ottava tappa. L'ascesa di Campitello Matese con i suoi 13 km al 7% di pendenza media si farà sentire sulla gambe degli atleti e sarà il primo momento chiave della corsa.
La seconda settimana del Giro si prospetta più facile rispetto agli anni precedenti. Ci sarà qualche trabocchetto nella tappa di Imola, ma per il resto potrebbe riverlarsi come una lunga attesa in vista della tappa chiave: la cronometro di Valdobbiadene alla 14° tappa. Non sarà una prova interamente pianeggiante, specie negli ultimi dieci chilometri quando la strada tende a salire leggermente. Come accennato in precedenza, sarà qui che conosceremo chi non può vincere il Giro e che si delineerano le gerarchie della corsa.
Il secondo weekend del Giro d'Italia sarà senza ombra di dubbio infuocato. Il giorno dopo la crono, infatti, è previsto il temibile arrivo in salita in cima a Madonna di Campiglio, dopo aver affrontato poco prima il passo Daone. Ci sarà, dunque, subito l'opportunità per gli scalatori di provare a recuperare quando lasciato sul terreno il giorno prima.
L'ultima settimana, come sempre al Giro, promette scintille. Non ci sarà letteralmente un attimo di respiro. Si comincia martedì 26 Maggio con la Pinzolo-Aprica: sarà questo il giorno del Mortirolo posto a 35 km. Quasi 12 km di salita all'11% di pendenza media. Un'ascesa che ha fatto la storia del Giro e che scriverà un'altra pagina del romanzo rosa in occasione dell'edizione numero 98.
E chissà che sulla salita dedicata Marco Pantani, Contador non possa piazzare un numero dei suoi, come tante volte ha saputo fare nelle corse a tappe da lui disputate.
Sarà molto insidiosa la 18° frazione con arrivo a Verbania. La salita di Ologno potrà stimolare la fantasia di chi vorrà provare ad inventarsi qualcosa, visto che è dal suo scollinamento (-35km) sarà solo discesa fino al traguardo.
Questo, però, sarà solo l'antipasto in vista del gran finale al confine tra la Valle d'Aosta ed il Piemonte. Quest'anno, infatti, a decidere la corsa saranno le Alpi e non le Dolomiti come invece spesso accade al Giro.
La 19° tappa è forse la più dura in assoluto, con i suoi 236 km da percorrere e tre gran premi della montagna di prima categoria in rapida successione. L'ultimo fa capolinea a Cervinia. In questa frazione non ci si potrà più nascondere e si faranno senza dubbio sentire le fatiche della crono e del Mortirolo.
La ciliegina sulla torta arriva alla vigilia della conclusione e ce la regala il mitico Colle delle Finestre. La chiamano la "salita degli indiani" perchè il paesaggio ti permette di scorgere in lontananza tifosi in cima, accampati come fossero degli indiani, per l'appunto. Diciotto chilometri e mezzo al 9% di pendenza media e gli ultimi 8 km in sterrato sono garanzia di spettacolo e rappresentano la migliore promozione per il Giro in tutto il mondo, qualora ce ne fosse bisogno.
La tappa si conclude a Sestriere, su una salita non impossibile ma dura quanto basta per tagliarti le gambe dopo le fatiche del Colle delle Finestre.
La tappa conclusiva sarà da Torino a Milano, due grandi città italiane che sono pronte ad accogliere un Giro non proibitivo, ma non per questo meno spettacolare.
I favoriti (Johnathan Scaffardi, Gloria Romano, Giuseppe Critelli)
Alberto Contador
Fabio Aru
Richie Porte
Le possibili sorprese