La prima fiammata di Contador sulle strade di Spagna, il duello con Chris Froome, l'antipasto di una stagione attesa. In Oman, il primo scatto secco di Nibali, la risposta, tardiva, di Valverde a Van Garderen, primi squilli in attesa di teatri più importanti. Greg Lemond, il tre volte vincitore del Tour, osserva da fuori l'infiammarsi della battaglia e guarda Alberto danzare alla Vuelta a Andalucia, sognando lo scontro frontale programmato sulle strade del Tour. Un Far West dai quattro volti: Contador e l'accoppiata da sogno, Nibali e la doppietta sulle strade di Francia, Quintana e la Grand Boucle, Froome e il riscatto.

Inevitabile partire dal campione di Pinto, è l'anno di Contador, lo dicono le scelte e le parole. L'addio fissato per il 2016, prima la storia da riscrivere, in Italia e in Francia "Se stai bene, non hai infortuni, dopo due settimane di riposo da un grande giro, sei ancora più forte. La questione è psicologica. Se dovesse riuscire quest'anno a vincere i due Giri, sarebbe qualcosa di straordinario. E non ha ancora dichiarato quali sono i suoi obiettivi 2016".

Al suo fianco Nibali, in giallo. Parte col numero uno, con la consapevolezza acquisita nel 2014. Non c'è il Giro nei programmi di Vincenzo, difficile discernere le scelte personali da quelle di squadra, entrare nei delicati equilibri dell'Astana. Da una parte l'ascesa prepotente di Aru, dall'altra la leadership di Nibali, la pressione che avvolge il campione, costretto a salire in sella per vincere, sempre "Io ho fatto spesso il Giro come preparazione ottimale per il Tour (nel 1986 però, anche a causa di un incidente, arrivò quarto nella generale a 2'26" dalla maglia rosa Roberto Visentini, dietro Saronni e Moser, ndr). Ma lui lo ha già vinto ed è italiano. Sarebbe particolarmente difficile per lui andarci e non puntare a vincerlo. Per uno come Vincenzo c'è troppa aspettativa".

"Penso che Vincenzo (30 anni, ndr) sia nell'età perfetta. Io ho vinto il mio terzo Tour che avevo 29 anni. Ma se un corridore è motivato, sta bene, non ha infortuni importanti, può rimanere ad alto livello più di quanto la gente possa credere".

Il futuro è invece nelle mani di Quintana. Lo scalatore colombiano, già sul podio al Tour e in rosa al Giro, è il volto nuovo "Ha ancora molto tempo come corridore. Ho sentito storie molto interessanti su di lui dai suoi compagni di squadra. È un grande combattente".

"Aveva l'Uci in tasca", emerge amarezza dalle parole di Lemond, quando l'argomento si sposta su Lance Armstrong. Anni di potere e arroganza, il buco nero del ciclismo. Lance e dopo Lance tutti gli altri, non solo lungo la strada. Ora la Presidenza Cookson, un nuovo inizio, troppo presto per tracciare bilanci. 

Nel ricordo della prima gara in bicicletta l'emozione colora il volto di Lemond, dall'adrenalina della corsa al commento sullo schermo, la passione intatta "In Francia a Aix en Provence nel 1981. Mi ricordo che quando sono tornato in albergo ho detto: "Oh mio Dio, ho corso accanto a Saronni". 

Fonte Gazzetta.it