Come anticipato nei giorni scorsi dalla Gazzetta dello Sport, giunge il primo punto sulla vicenda Schwazer. Il marciatore sceglie la via del patteggiamento per chiudere la questione a livello penale. Otto mesi, a cui si aggiunge una multa da seimila euro, per archiviare il capitolo e concentrarsi sul confronto con la giustizia sportiva.
Qui la diatriba è più complessa, perché si snoda tra il sogno olimpico, la squalifica di Schwazer scade a gennaio 2016, e nuove accuse. Alex rischia, per il controllo furtivamente evitato, un'ulteriore sanzione, mentre è in corso una fase di collaborazione atta a ridurre al minimo i termini di pena. Il processo è lungo, perché mira a togliere quel velo di omertà che copre il mondo del doping. Schwazer è il mezzo per conoscere le tecniche ultime che si celano dietro a prestazioni all'apparenza pulite, intuire il giro di denaro che produce questo fenomeno illecito, capire fino a che punto il doping è radicato nello sport.
A fianco di Schwazer, volente o nolente, Carolina Kostner. Procede, in parallelo, il percorso giudiziario che coinvolge la pattinatrice, colpevole di aver celato il doping dell'allora fidanzato. La richiesta, esagerata, di 4 anni e 3 mesi, verrà certamente ridotta nell'incontro previsto per il 16 gennaio, in accordo con le modifiche del codice Wada in materia di "complicità".
Nei giorni scorsi, dopo le parole di Malagò, in difesa di Carolina, i pensieri, per la prima volta distensivi, della stessa atleta. Il giudizio resta sotto la lente d'ingrandimento, da una parte l'esigenza di giustizia, la scure della mannaia, pronta a calare per fungere da esempio, dall'altra il buonsenso. Difficile trovare il punto d'incontro, la Kostner, come Schwazer, in attesa di giudizio.