Non delude le attese il Giro di Lombardia, classica monumento del ciclismo mondiale. Il percorso si fonde con il cast di campioni al via e il mix che ne esce è un concentrato di adrenalina e spettacolo. I paesaggi d'Italia rendono romanzesca la giornata delle due ruote, con la carovana seguita da due ali di folla, lungo i decisivi tratti di salita. A decidere la corsa lo strappo della Boccola, posto a poco meno di 5 km dal traguardo. Punte del 12%, metri in pavé, strade strette, traiettorie infide. Il terreno adatto per scatenare l'inferno. Infiamma la gara Barguil, a ruota Rui Costa. Il primo vero allungo è di Wellens, ma sono troppi i calibri da novanta con idee di successo. Aru riporta vicino i grandi e gli ultimi 3 chilometri in discesa portano sul traguardo. La Spagna si guarda, Daniel Martin sfreccia ai meno 600 e chiude a braccia alzate. Secondo Valverde, ancora battuto, terzo Rui Costa.
Da segnalare sprazzi d'azzurro. Da Zardini, attivo nella lunga fuga di giornata, a Giampaolo Caruso, recente vincitore della Milano-Torino e oggi decisivo nel colmare il gap tra i favoriti e il duo Hermans-Weening. Ci prova anche De Marchi, ma il Lombardia, corso a questa velocità, non concede respiro. Kwiatkowski, il campione del mondo, si blocca letteralmente ai meno 10, vittima di crampi, come lui Konig. Contador alza bandiera bianca verso Bergamo Alta. Lo spagnolo, non al top dopo la trionfale Vuelta, si conferma corridore non da classiche.
A Valverde resta la soddisfazione di aver scavalcato il connazionale nella classifica mondiale, ma la sensazione è, con il capitano della Movistar, sempre la stessa. Un potenziale vincente, un eterno piazzato. A Ponferrada si era rivisto anche Philippe Gilbert. Il belga lascia positive sensazioni anche quest'oggi. Ci ha provato, con coraggio, come Samuel Sanchez. Troppo breve l'ultima picchiata per creare il buco. Aru, nono, miglior italiano.