Alberto Contador vuole vincere. Perché sente l'aria di casa, soprattutto perché Chris Froome è avversario che mai è riuscito a domare. Si è sempre sbarazzato, in passato, con irrisoria facilità, di Valverde e Rodriguez, ma con il britannico ricorda le botte prese al Tour dello scorso anno, quelle interminabili frullate che a Contador sono costate corsa e podio. Proprio per provare ad accompagnare Froome è saltato verso il Ventoux. Oggi si sente più forte, cova la rabbia di un Tour fermato dalla malasorte e ha un importante minuto (abbondante) di vantaggio. Eppure non è al sicuro, perchè la ventesima tappa è il classico tappone di montagna, temuto in un grande Giro. I 185,7 km da Santo Estevo de Rivas de Sil a Puerto de Ancares sottopongono a un gruppo già stanco, dopo tre settimane di corsa, cinque ascese in rapida successione.
Si apre, dopo oltre 100 km, con l'Alto de Vilaesteva, 2° categoria, 6.4 km al 5,3% di pendenza media. Poi, in serie, Alto de O Lago, 3° categoria, 8.4 km al 4%, Alto de Restelo, Alto de Folgueiras de Aigas, 1° categoria, 9.7 km al 6,7% e infine Puerto de Ancares, HC, 12 km all'8,7%. La difficoltà dell'ultima scalata impedisce forte selezione, probabile quindi che il Team Sky prenda in mano la corsa già dall'Alto de Folgueiras de Aigas. Attaccando in quel punto si può far male, visto l'acido lattico già in corpo.
L'altimetria della tappa, la durezza, la ripetitività delle salite, tutto lascia pensare a un duello Contador - Froome. Valverde e Purito mal digeriscono percorsi di questo tipo, mentre Aru, che sogna ancora il podio, è chiamato a un'impresa di carattere. Se nei giorni scorsi si è infilato nelle incertezze altrui, quel che è chiesto in giornate come questa è ben altro. Superare i propri limiti, guidare la bici con il cuore e con la testa.
Questa la tappa:
Puerto de Ancares: