Il Tour si risveglia, sedotto dallo spettacolo. Per anni del Tour si è detto "è la corsa più importante, ma che noia". Interminabili giornate passate ad osservare tappe piatte, prive di trabocchetti, occasioni, "giochi di ruolo". Anche in Francia hanno capito che la storia non basta. Per soddisfare le esigenze di pubblico e corridori bisogna creare ad arte un percorso che esalti le capacità dei protagonisti. Il 2014 è l'anno della redenzione. Una sola cronometro, lunga 54 km, posta al termine della corsa. La ventesima tappa, da Bergerac a Perigueux rischia di essere atipica, perché giunge al termine delle scalate pirenaiche, con le energie ridotte al lumicino. Il percorso è adatto a specialisti, ma non solo. Ondulato, fatto di continui sali-scendi, con la Cote de Coulounieix-Chamiers prima del traguardo.
Sei gli arrivi in salita. La tre giorni nei Vosgi rischia di indirizzare seriamente la corsa. Dopo poco più di una settimana il Tour si presenta al cospetto delle grandi montagne. L'ottava tappa, da Tomblaine a Gerardmer La Mauselaine, innocua per 130 km, presenta nel finale tre impegnative ascese: Croix des Moinats, Col de Grosse Pierre e l'ultimo strappo di 2 km con pendenze oltre il 10%. Discorso inverso il giorno successivo. Si parte forte, con il Col de la Schlucht, prima di sei salite. Chiude il Grand Ballon, posto però lontano dal traguardo. La decima tappa, del trittico, è certamente la più attesa. Si arriva a La Planche des Belles Filles, dove nel 2012 si impose Froome. Sette colli, quattro di prima categoria.
Le Alpi come primo giudice. Se la maglia gialla sarà ancora in bilico, toccherà alla due giorni alpina chiarire il discorso, prima dell'ultima settimana. Salite mitiche che riportano alla mente imprese del passato. La tredicesima tappa presenta l'inedito Palaquit, 14 km al 6% di pendenza media, prima del finale duro verso Chamrousse. Per raccontare il giorno seguente bastano i nomi di due giganti di Francia, Izoard e Lautaret. 53 km di scalata, prima del finale a Risoul.
Insidiose per la classifica le tappe numero 17 e 18. Non tragga in inganno il corto chilometraggio. L'inizio di stagione ha testimoniato come siano proprio le tappe più corte a creare i maggiori disavanzi. I Pirenei mettono paura. Dopo l'assaggio su Portet d'Aspet, Col des Ares e Col de Balès, la tappa più breve, 124, 5 km da St. Gaudens a St. Lary/Pla d'Adet. In sequenza Portillon, Peyresourde, Val Louron-Azet e Pla d'Adet. Il giorno successivo il mitico Tourmalet, col tradizionale arrivo a Hautacam.
Circoletto rosso anche sulla quinta tappa, temuta soprattutto dai grandi della generale. Non a caso Contador ha trascorso diversi giorni in ricognizione lungo il percorso da Ypres a Arenberg Port du Hainaut. I 15,4 km in pavé non possono decidere il vincitore del Tour, ma possono senza dubbio eliminare papabili favoriti alla maglia gialla.