Gli corrono tutti contro, ma non c'è niente da fare, il re della Parigi-Roubaix 2013 è lui, Fabian Cancellara. E si appella così anche il soprannome Monsieur Roubaix rispettando ogni pronostico della vigilia, nonostante abbia dovuto faticare  fino alla fine per far sua la regina delle classiche, per la terza volta. Battuto in volata Sep Vanmarcke (Garmin-Sharp), l’unico in grado di stargli dietro. A regolare il gruppetto degli immediati inseguitori il campione nazionale olandese Niki Terpstra (Omega Pharma-Quick Step), che beffa nel finale Van Avermaet (BMC) e Guadin (Europcar).

Fin dai primi kilometri la corsa ha fatto registrare ritmi alti e diversi tentativi di fuga. La prima è composta da tredici corridori capitanati da Steegmans (OPQS) e Morkov (Sako-Tinkoff), ma il gruppo si ricuce quasi immediatamente grazie al lavoro di Argos-Shimano, NetApp e Cofidis. Ma gli scatti non finiscono qui e nei primi tratti in pavé – ventisette in totale in 254 km di corsa – provano l’attacco Boasson Hagen (Sky), Phinney (BMC) e soprattutto Lars Boom della Blanco: i tre verranno chiusi dalla RadioShack-Leopard. Più tardi Steegmans mette in atto una nuova fuga: a seguirlo Koretzky (già attivo nella prima ora), Hayman (Sky) e O’Grady, corridore australiano della Orica-GreenEDGE che la Roubaix l’ha vinta nel 2007. E’ un attacco produttivo per i quattro corridori, restano tutti insieme anche dopo aver affrontato la foresta di Arenberg, una delle asperità di giornata, quando poco dopo restano davanti solo Steegmans e Hayman. Poi è la volta di Schar (BMC), il quale lascia il gruppo e raggiunge la testa della corsa; attacca anche Gaudin e a quel punto il gruppo comincia a fare sul serio.

Gli scatti continuano grazie alle azioni di Flecha (Vacansoleil) e Stannard (Sky). Ai -50 rompe gli induci Cancellara che screma il gruppo nel tratto in pavé dell’Auchy-lez-Orchies; a Mons-en Pevele attaccano i due della Omega Pharma-Quick Step, Stijn Vandenbergh e Terpstra, li segue Flecha ma Cancellara li riprende. Davanti figurano una decina di corridori, mancano all’appello uomini come Phinney, Boasson Hagen, Pozzato e soprattutto Hushovd. Dal gruppetto scatta Vanmarcke che prova a portare via un gruppetto con Gaudin, Langeveld della Orica-GreenEDGE e Vandenbergh. Li raggiungono Stybar (OPQS) e Paolini, poi Van Avermaet e ancora Flecha. Cancellara resta nel gruppo, ma quando la situazione si complica decide di buttarsi al loro inseguimento. Una straordinaria progressione permette allo svizzero di raggiungerli, mentre Vanmarcke e Vandenbergh si lanciano in un allungo pericoloso. La Locomotiva di Berna attende, poi attacca e solo Stybar riesce a stargli dietro. Ai -20 si ritrovano in quattro in testa e per alcuni kilometri regna la tranquillità, fino al Carrefour de l’Arbre, altro tratto terribile in pavé che emana le prime sentenze: Vanderbergh cade e viene tagliato fuori dalla vittoria finale, poi Stybar rischia di cadere dopo aver urtato un tifoso. Il ceco perde terreno e a quel punto la vittoria se la giocano Vanmarcke e Cancellara.

I tratti duri in pavé sono ormai terminati, l’unico ancora da percorrere è il Roubaix ma dura solo 300 metri e per nulla ostico. A quattro kilometri dalla conclusione lo svizzero prova uno scatto, Vanmarcke risponde accusando il colpo. Entrano insieme nel velodromo, i due a tratti sembrano in surplace. Ultimi metri da brividi, ma non troppo: Vanmarcke lancia la volata, ma Cancellara prontamente risponde e va vincere. E’ nella leggenda, il nuovo Monsieur Roubaix. Male gli italiani, nessuno entra nella top ten.