Non vuole smettere di sognare Kevin Anderson, che riesce ad agguantare una finale Slam per la prima volta in carriera. Si arrende un generoso Pablo Carreno Busta. Attende Nadal o del Potro nella finale degli Us Open 2017.
Torna ad insidiare il circuito Kevin Anderson, capace di snocciolare un gioco arguto per ogni tennista. Servizio potente in topspin, kick difficile da contenere, ed un gioco da fondo potente ed equilibrato. Ha migliorato anche la sua forza psichica, grazie ad un mental coach. Opposto a lui lo stacanovista Pablo Carreno Busta, tennista grintoso e mai domo, capace di lottare anche con entrambi i piedi nelle sabbie mobili. Ferrer come modello.
Anderson - come ampiamente pronosticabile - inizia spedito in battuta. Snocciola prime al fulmicotone, esterne e centrali, timbrando due ace. Carreno Busta replica poggiando sul servizio al corpo che spariglia le carte al sudamericano, pericoloso quando entra arrembante nella seconda. Anderson è criptato per l'iberico, che cerca codici per sbloccare la password della sua prima, mentre il prossimo top-ten fa affidamento al suo tennis termometro, capace di aumentare la ruggine nei meccanismi del gigante sudamericano. L'equilibrio dura sino al 3-3, poi la svolta. Risponde in maniera celestiale Carreno, ferendo senza pietà gli errori del suo dirimpettaio. Assorbe un doppio fallo che lo trasporta 15-40, poi gioca un gran passante tra le stringhe di Anderson e strappa il break. L'iberico acquisisce maggiore fiducia, riuscendo a muoverlo con relativa facilità. Set che non regala altri sussulti, 1-0 Spagna.
Lo spartito tattico del secondo parziale rimarca quello del primo. Anderson cerca di trovare continuo ristoro nella debordante prima, Carreno Busta ottimo al servizio e negli spostamenti. Sale 2-1 l'australiano, poi inizia la bagarre. Anderson piazza un game solido, leggendo le traiettorie del servizio ed anticipando le stesse. Costantemente in spinta, riesce a stanarlo e con un inside-out di dritto si prende il vantaggio. Dura poco l'idillio però, perché nel successivo soffre l'entrata violenta e poderosa di Carreno sulla sua seconda. L'iberico lo fa giocare, e con tre passanti antologici fa genuflettere il titano di Johannesburg. Contro break, equilibrio. Nell'ottavo gioco, tornano i fantasmi per Carreno Busta: una risposta magica di Anderson - missile con i rovescio incrociato che bacia la riga - lo fa scivolare 15-40, ma la prima ed una gestione razionale dei punti lo salvano. Il set sembra scivolare al prolungamento, ma un guizzo di Anderson cambia l'attrito del set. Break, 7-5, set Sudafrica.
Sull'onda del set appena conquistato, Anderson aumenta i giri del motore con il servizio, ed in risposta legge con assoluta facilità le traiettorie del servizio sciorinate dal suo dirimpettaio. Fa capolino già nel secondo game, quando azzanna la risposta e vola 0-40. Qualche errore tecnico, insieme ad un Carreno attento e coraggioso, lo costringe alla resa. L'occasione - però - è dietro l'angolo, e non tarda ad arrivare. Game speculare al 2°, con la differenza che un'accelerazione di dritto ed un doppio fallo, fanno capitolare lo spagnolo. Il servizio monstre di Anderson mette il lucchetto al set, 2-1 Sudafrica.
L'equilibrio dei primi game del quarto parziale, è precario. Anderson è un freccia rossa al servizio, non sente ragione e fissa chiodi sul cemento australiano usando la racchetta come martello; Carreno si salva con la solita intelligenza tattica, ed un servizio al corpo che si rivela la sua oasi nel deserto. Nel 5° game, arriva il break: Carreno non regge gli scambi, la potenza sempre più incalzante dei colpi di Anderson, che entra come un coltello nel burro nella difesa del suo avversario. Indomabile quando scaglia colpi dal centro del campo; sale 3-2 e servizio. Rischia di bissare nel 7°, ma Carreno resiste e sbarra la porta. Al sudafricano basta tenere i propri turni al servizio - ultimo game fantastico, sul filo di lana - per conquistare la finale.
(28) K. Anderson b. P. Carreno Busta 4-6 7-5 6-3 6-3