Non sarà Massimo Ranieri, eppure "erba di casa mia" potrebbe essere tranquillamente cantata ed interpretata alla perfezione da Feliciano Lopez. Due settimane da Re assoluto dell'erba, la finale di Stoccarda prima, persa in rimonta da Pouille, poi la conferma ed il riscatto, al Queen's, cornice decisamente più importante, sempre di rimonta, di nervi, contro un superbo Marin Cilic. Il rodaggio, su terra, fisiologico, per mettere carburante nel motore e presentarsi, al meglio, fisicamente e mentalmente, all'appuntamento stagionale con la superficie prediletta. L'erba si sposa paradossalmente e magnificamente al talento spagnolo di Toledo, da sempre particolarmente avvezzo al gioco uno-due, pochi scambi, servizio e volèe, tagli raffinati ma pungenti.
Ed allora, dopo la parentesi tedesca, gli Aegon Championships (ri)consegnano al circuito uno dei protagonisti più attesi, che ha però sempre voltato le spalle nei momenti migliori della sua carriera al tennis, per un motivo piuttosto che per un altro. Stavolta, però, la storia sembra mostrare il lato più dolce del viso angelico dell'iberico: il suo mancino raffinato risplende sull'amata erba, come spesso accade, ma contrariamente alle attese, è l'aspetto psicologico più che quello tecnico a fare la differenza, a dargli una marcia in più, soprattutto nei momenti cruciali delle partite. Al Queen's, verso il crepuscolo della sua turbolenta carriera, una delle versioni di maggior lusso di Feliciano: danza sull'erba, affetta le palline col suo back velenoso, non perde quasi mai le staffe. La solidità, apparentemente sconosciuta ad un carattere focoso come il suo, l'arma migliore e più sorprendente di queste due settimane di gioco.
La nuova versione di Feliciano Lopez è quella battagliera, nell'accezione squisitamente positiva del termine; si aggrappa a tutti i punti, soprattutto in risposta, non lasciando nulla al caso, riuscendo a preservare in qualsiasi occasione preziosissime energie mentali. L'opposto, insomma, di quella sprecona vista più e più volte nel corso della carriera, che si è affidata quasi esclusivamente al suo talento, al suo essere istrionico e focoso, ottenendo spesso e volentieri molti meno successi di quel che il suo stesso talento gli avrebbe potuto garantire.
La nuova vita tennistica del trentacinquenne di Toledo lascia basiti per lucidità e solidità, diametralmente in antitesi a quella frenetica ed esagitata di qualche mese fa: l'esperienza, probabilmente, lo ha reso più lucido e razionale sul campo, maggiormente efficace laddove serviva. A tutto ciò, ovviamente, si unisce il suo smodato talento, la sua classe cristallina, il suo tocco raffinatissimo. Non solo. Alla base dei successi dello spagnolo delle ultime due settimane, uno stato di forma a dir poco perfetto: dieci partite disputate, nove portate a casa, sette delle quali terminate al terzo set.
Una nuova maturità che, in vista dell'inizio dei Championships in quel di Wimbledon, consegna una versione del tutto nuova e scintillante di Feliciano Lopez al circus: al tappeto in due settimane giocatori del calibro di Berdych - due volte - Wawrinka, Dimitrov ed infine Cilic. Da testare, in vista dell'appuntamento erbivoro più importante della stagione, la sua condizione sui cinque set, fattore non poco importante per un giocatore della sua età, ma Lopez ha tutte le intenzioni di essere protagonista anche all'All England Lawn Tennis and Croquet Club. Feliciano, why not?