Sport e politica. In questo caso, tennis e politica. 17-19 Dicembre 1976. Nella tre giorni di Santiago del Cile, l'Italia alzava la Coppa Davis in un clima di lotta, tensione e scontri politici che smorzavano aspramente il clima di felicità conseguente alla vittoria. Una battaglia senza eguali, combattuta più fuori dal campo che dentro. Ecco il ricordo e le parole del condottiero azzurro, Nicola Pietrangeli:

"Ricordo una grande confusione, ognuno credeva di conoscere la verità. Dato che Panatta, Bertolucci e Zugarelli erano lontani dall'Italia, fui io - insieme a Barazzutti - a metterci la faccia. La prima cosa che dissi fu che l'eventuale suggestione di non prendere parte alla gara sarebbe stata una sciocchezza, una decisione stupida e scellerata. La politica non poteva fermare l'Italia dello sport ad un passo dalla gloria, trent'anni dopo nessuno si sarebbe più ricordato della dittatura di Pinochet, bensì solo della vittoria. Era da irresponsabili far trionfare il Cile senza competere. Il merito di aver vinto la Coppa è dei ragazzi, quello di aver ottenuto il permesso per giocare me lo tengo stretto. Galgani - dopo essere stato eletto - dichiarò che se fosse dipeso da lui, non avremmo partecipato al viaggio. Ma non aveva ancora il potere decisionale. Ha poi passato l'intera carriera a vantarsi di essere stato presidente quando l'Italia alzava il trofeo. Eravamo molti più forti, avevamo i favori del pronostico dalla nostra parte; ma le dico che avremmo condotto la battaglia anche se di fronte avessimo avuto una corazzata. Si trattava di principio."

"Non riesco a superare l'amarezza di quei giorni, davvero una vergogna. Riuscimmo a vincere la Davis ma fummo costretti a scappare a gambe levate, a tornare di nascosto. Sportivamente abbiamo scritto una delle pagine più belle dello sport nostrano, ma l'Italia fece una figura pessima. Mi sono piovute addosso tantissime critiche, non mi hanno per nulla piegato, le ho lasciate scorrere. Pochi sanno che - insieme al Partito Socialista - partecipai ad una manifestazione di protesta contro il boicottaggio delle Olimpiadi di Mosca ad opera degli americani. A me dà fastidio che la politica - di ogni colore - si intrometta nello sport."

​"Quella generazione che vinse la Davis è irripetibile. Perchè puoi costruire buoni giocatori, ma il campione lo peschi con una botta di fortuna. Pensiamo agli Stati Uniti ed all'Australia: da questa prospettiva sono messi peggio di noi. La mia dote più importante da capitano? Cose basilari, saper aprire le bottigliette in maniera esatta e porgere l'asciugamano dalla parte giusta, questo devi fare: se hai Messi, non devi dire nulla. Fuori dal campo - invece - è diverso; devi saper gestire l'animo dei ragazzi, che ad un certo punto si credono Dio. In Cile parlai solo li, tolsi loro ogni responsabilità."