"Con questa lettera desidero informarvi che ho deciso di chiudere la mia carriera come giocatore di tennis": inizia così la lettera scritta da Robin Soderling e pubblicata ieri sul sito di tennis.se. Era nell'aria già da tempo, anche se si rincorrevano voci-dimostratesi poi poco veritiere- di un nuovo tentativo di rientro nel 2016. L'ex numero 4 al mondo, ultimo grande esponente del tennis svedese in declino negli ultimi anni, passato alla storia per essere stato l'unico giocatore (fino a quest'anno) a battere Nadal al Roland Garros e colui che, sempre a Parigi, ha interrotto la striscia di 23 semifinali Slam consecutive di Federer, ha disputato l'ultima partita da professionista all'età di 27 anni nel luglio del 2011 nella finale del torneo di Bastad, vinta contro Ferrer.

Proprio da questo torneo Soderling capì che qualcosa stava accadendo al suo fisico: "Poche settimane prima dell’ATP di Bastad nel 2011-prosegue lo svedese- mi sono ammalato di febbre ghiandolare. Dal momento che non mi sono reso conto della gravità della malattia, ho fatto l’errore di continuare ad allenarmi e competere, con il virus nel corpo, che ha poi portato ad una sindrome da sovrallenamento. Da allora ho lottato per recuperare completamente .... Poter giocare i tornei, che richiedono sforzo fisico per un periodo prolungato, è qualcosa che ho quindi dovuto escludere. In tutti gli anni ho creduto che sarei stato in grado di riprendermi, per tornare nell’élite mondiale del tennis, ma ora ho capito che non sarò abbastanza sano, che non sarò in grado di giocare a tennis al livello che esigo da me stesso. La ragione per cui ho deciso di chiudere la mia carriera come giocatore professionista è proprio questa. ... Naturalmente questa è per me una decisione molto triste. ... nonostante quello che ho passato, mi ritengo fortunato e posso orgogliosamente guardare indietro alla mia carriera di grande successo... "

Il suo rammarico più grande, come ha ripetuto in altre circostanze quando l'idea del ritiro iniziava a prendere il sopravvento, è non aver deciso lui il momento in cui appendere la racchetta al chiodo, ma bensì il suo fisico. Ad ogni modo, in questi anni sicuramente difficili, il merito di Solderling è quello di aver capito che il tennis non è tutto nella vita, la famiglia e la nascita dei suoi figli hanno fatto la differenza, e infatti prosegue: "Vedo un futuro luminoso con la mia famiglia che voglio ringraziare perché mi ha sostenuto e dimostrato tanto amore in tutti questi anni. Voglio anche ringraziare i miei fan, che hanno dimostrato grande supporto, sia durante la mia carriera che negli ultimi anni, che sono stati molto difficili per me. Senza questo sostegno non sarei mai stato in grado di continuare e di tornare a sentirmi meglio".

Per noi appassionati resta il rammarico di aver perso troppo presto un tennista di spessore, la favola del rientro dopo questi anni di lotta contro la malattia sarebbe sicuramente stata bella da raccontare e da vivere con lui, ma per fortuna appunto la vita va oltre una racchetta e un campo da gioco. In bocca al lupo per tutto, "Giant killer"!

(Traduzione intervista Michele Galoppini, Spazio Tennis)