Il settimo trionfo di Roger Federer sul campo di casa di Basilea ha un sapore particolare. Non solo perchè ottenuto alla veneranda età di 34 anni, ma perchè raccolto contro l'avversario più ostico della carriera del fuoriclasse elvetico, quel Rafa Nadal contro cui - da sempre - le soddisfazioni sono state ben poche. Eppure, nella vittoria numero 88 di FedExpress nei tornei del circuito Atp, c'è stavolta qualcosa di diverso dal semplice appagamento per aver battuto l'amico-rivale di una vita. C'è la consapevolezza di essere riuscito a reinventarsi un nuovo tipo di tennis, molto più aggressivo e incisivo di quello di qualche anno fa, espresso fino alla stagione 2013 per intenderci.

Federer è ormai un veterano del tennis maschile, ma la sua evoluzione tecnica ricorda quella di un venticinquenne, e non quella di uno splendido fenomeno in fase crepuscolare. Abbandonato quasi completamente il rovescio in back, Roger è passato con la cura Edberg (e con il cambio di racchetta, fondamentale per vivere questa nuova giovinezza) ad utilizzare con continuità il rovescio in top, anche a costo di lasciare per strada punti per errori gratuiti e inevitabile stecche. In una giornata in cui il servizio ha funzionato bene, lo svizzero ha proseguito nei suoi schemi d'attacco, compresa la risposta in controbalzo che ormai attua contro quasi tutte le seconde dei suoi avversari. E' stato più volte bruciato dai passanti di Nadal, ma ha tolto ritmo allo scambio, liberandosi da quel palleggio da fondo che, oltre a sfinirlo atleticamente, tendeva a infastidirlo psicologicamente, con quelle palle alte e arrotate da colpire ben oltre l'altezza delle anche. La superficie lo ha ovviamente aiutato, e non è un caso infatti che Federer sia avanti 5-1 contro il maiorchino sul veloce indoor, mentre nello score complessivo è indietro 23-11.

Nadal si è riscoperto competitivo, e ha mal celato la delusione per non essere riuscito nello sgarbo finale in casa dell'avversario. Dopo aver rischiato di andar fuori con Rosol e Dimitrov, Rafa è salito di colpi durante il torneo, per dare il meglio di sè nella semifinale contro il povero Gasquet, vittima designata dei colpi mancini dello spagnolo. Contro Federer ha mostrato di essere sulla buona strada verso i suoi standard migliori di gioco ed efficacia, anche se è rimasto discontinuo nella profondità dei colpi da fondo campo. Il diritto non è ancora automatico come in passato, e quello del rovescio rimane l'angolo sul quale i suoi rivali tendono a spingere ormai in maniera ossessiva, soprattutto nei momenti di difficoltà. Il carattere e la voglia di vincere sono quelli di sempre, se pensiamo che qualsiasi altro giocatore sarebbe stato eliminato dal torneo al primo o al secondo turno, in situazioni di punteggio sostanzialmente disperate. Con una buona continuità di rendimento - giocare molte partite fa bene al maiorchino - e la conseguente iniezione di fiducia che ne deriverà, Nadal tornerà senza dubbio tra i primi quattro del mondo, probabilmente anche davanti a Federer e Murray nel ranking, con l'ostacolo Djokovic da superare ovunque, su qualsiasi superficie, persino sull'amata terra rossa.

Ma se c'è qualcosa da imputare al buon Rafa, il primo appunto riguarda proprio l'evoluzione del suo gioco. Mentre i vari Federer (come accennato), Djokovic (anch'egli diverso nell'ultimo biennio, meno propenso alle maratone da fondo), Murray e Wawrinka hanno tentato, riuscendovi con risultati alterni, di modificare il proprio tennis per adeguarlo sia alle caratteristiche degli avversari che all'incedere del tempo, Nadal continua a mostrare un gioco simile a quello dei suoi primi anni del circuito. E' senza dubbio migliorato al servizio e con il rovescio rispetto agli esordi, ma il canovaccio rimane lo stesso: piedi fuori dal campo e grandi lotte da fondo, mentre una maggiore aggressività (non per prendere la rete, ma per abbreviare gli scambi) potrebbe giovare in primis al suo fisico, ancora a rischio tenuta. Per vincere altri Slam - vero obiettivo del maiorchino - sarà necessario fare un ulteriore passo in avanti, oltre quello della continuità e della fiducia. E intanto, gli ultimi due tornei di Bercy e Londra, nonostante una superficie avversa, potrebbero riservagli nuove soddisfazioni, anche per lanciare un segnale ai suoi avversari (non solo i big), che paiono ora non partire battuti in partenza quando scendono in campo contro il mancino di Manacor.