Ricchi, famosi, un poco capricciosi. Tre tenori, ammirati, ricercati, pronti ad ammainare la bandiera. Cambiar casacca e sogni, abbandonare vecchi teatri per nuove arene. Sfide avvincenti per spezzare la monotonia quotidiana. La Premier scossa da tre casi, per certi versi simili, senza dubbio eclatanti. Rooney, Bale, Suarez. Il mercato si infiamma intorno ai nomi di questi fuoriclasse bizzosi. Wayne nato calcisticamente in maglia Everton, e esploso nel Teatro dei sogni, all'Old Trafford, terra di storia e trofei, poco gradisce la compagnia di Van Persie. Ha scelto Mourinho e il ricco Chelsea. E Mourinho, si sa, ha scelto lui. Il “rabbioso” Wayne al posto del tenero Torres. Rooney per riportare il Chelsea sul trono dell'Europa che conta. Partito Sir Alex, sopra Manchester è scoppiata la bolla di silenzio, che avvolgeva lo spogliatoio rosso. Spifferi in ogni dove. Moyes, l'uomo che ha raccolto l'eredità pesante di Ferguson, prova a tener duro. Fa orecchie da mercante al richiamo dei blues, si tiene Rooney e corteggia Fabregas, ma quanto durerà?

 

Poi Gareth Bale. 120 milioni. Più o meno questa la valutazione totale, comprensiva del cartellino di Coentrao. Soldi, una montagna, che hanno scatenato le ire dei sostenitori del fair play finanziario, dei portabandiera del pudore economico. Florentino se ne infischia, vuol rispondere, col colpo mediatico, al Neymar catalano. Sa che giovani, seppur di talento, come Isco e Illarramendi non bastano a infiammare una piazza esigente come quella blanca. E allora tutto su Bale. La freccia gallese da una parte, il milionario Ronaldo dall'altra, per un Real a velocità supersonica. Il Tottenham alza barricate, l'agente del giocatore spinge per il trasferimento. Anche la società è pronta ad alzare bandiera bianca. “Non possiamo trattenerlo..” Questo quanto uscito da White Hart Lane. Nella storia dell'estate, l'intervento addirittura di Al Qaeda. Gli islamici inorriditi dagli sprechi occidentali.

 

Infine Suarez. Protetto dal Liverpool, dopo i colpi di testa della scorsa stagione, ora è pronto a lasciare. Vuol vincere, dura farlo coi reds. Nel calcio, dove la parola riconoscenza ha smesso di circolare da un pezzo, Luis il cattivo ha fatto sapere che gradirebbe essere lasciato andare, come promesso un anno fa. I gunners di Wenger, sfuggito Higuain, lo aspettano a braccia aperte. Rodgers è infuriato, ma la partenza pare sicura. Talento, garra, uomo reparto l'uruguaiano. Di certo non uno alla Gerrard. Ma le bandiere sono merce rara, quasi come la riconoscenza.