Si dice sempre che l’ultimo trofeo conquistato sia il più bello, ma stavolta è proprio così. Mai come quest’anno la Juventus ha avuto sulla strada verso il suo settimo Scudetto consecutivo un’avversaria come il Napoli capace di spingere i bianconeri ben oltre i propri limiti e battere per l’ennesima volta record su record. E lo hanno ribadito tutti, a partire dai giocatori e dai dirigenti fino ad arrivare all’allenatore. Ecco, l’allenatore. In questa stagione Massimiliano Allegri è riuscito nell’impresa di superarsi, sublimando una delle sue più grandi qualità – forse la più grande -, cioè quella della gestione della rosa, portandosi a casa il quarto doblete consecutivo come nessuno mai era riuscito in Europa.

Basta solamente un dato per esemplificare alla perfezione la situazione: come suggerisce l’account Twitter di Opta, la Juventus è scesa in campo con 51 formazioni iniziali diverse nelle 53 partite stagionali disputate fra Serie A, Coppa Italia e Champions League; a ciò, si aggiungono anche gli innumerevoli cambi in corso d’opera resi possibili dall’ampiezza e dalla qualità degli elementi messi a disposizione dalla società, ma non tutti sarebbero stati in grado di ottimizzare alla perfezione le risorse adattandole alle necessità. Le difficoltà in stagione sono state molte, fin dall’inizio, con la partenza di un perno della difesa come Leonardo Bonucci che ha costretto il tecnico livornese a riorganizzare la retroguardia. Al fianco di Chiellini inamovibile, il prescelto nelle prime uscite è stato Rugani per il campionato, con Barzagli utilizzato per le partite europee sia come centrale che come terzino. I goal subiti però sono troppi – solo 5 clean sheets nelle prime 13 giornate – ed il 4-2-3-1 comincia a dare segni di cedimento. A Genova contro la Sampdoria, nel primo punto di svolta, la Juventus esce sconfitta per 3-2 ed il Napoli scappa a +4 in testa alla classifica, con anche l’Inter che supera i bianconeri.

Higuain senza rancore al San Paolo | www.juventus.com

Allegri decide allora per il cambio di modulo: centrocampo a 3 per dare più sostegno al reparto arretrato con Pjanic in cabina di regia, Khedira e Matuidi - fondamentali per l’assetto - a protezione e tridente offensivo per un maggiore equilibrio globale. Da qui, i bianconeri inanellano una lunga serie di risultati utili consecutivi – tra cui il successo in casa dei partenopei firmato Higuaìn per riavvicinarsi a -1 - e soprattutto torna quella solidità ché per gli avversari trovare la porta di Gigi Buffon – o di Szczesny – diventa una missione impossibile. Il nuovo record di imbattibilità viene solamente sfiorato – 13 minuti in meno - per via del goal di Bonucci – proprio l’ex – nel match con il Milan, ma tanto basta per frustrare le velleità di rimonta del Napoli. Arriva poi il secondo momento di svolta, cioè i quarti di finale di Champions League: il 3-0 subito dal Real Madrid a Torino è una mazzata per tutto l’ambiente, ma è qui che Allegri fa ricorso ad un’altra sua grande abilità, quella di non perdere mai la calma e di razionalizzare al massimo ogni elemento, sia di campo che extracampo. Il tecnico era già intervenuto dopo il 2-2 contro il Tottenham, a risposta di qualche mugugno dei tifosi, per poi strappare la qualificazione con un match praticamente perfetto a Wembley. Prima di Madrid, Max era stato categorico: “Chi non ci crede non salga nemmeno sull’aereo per Madrid”. E in effetti di gente che ci credeva ce n’era, e se non fosse stato per quella distrazione a 30 secondi dalla fine forse si sarebbe compiuta un’impresa leggendaria al Santiago Bernabeu.

La soddisfazione di esserci andati davvero vicinissimi però lascia spazio alla forte delusione, che potrebbe inficiare il percorso in campionato e permettere al Napoli di risalire. Invece no, nemmeno stavolta Allegri si fa sopraffare dai sentimenti e mantiene il gruppo compatto, anche dopo il pareggio di Crotone ed il riavvicinamento del Napoli. Riavvicinamento che diventa fiato sul collo grazie alla testata di Kalidou Koulibaly nello scontro diretto dell’Allianz Stadium che riduce il vantaggio a solo un punto. Il weekend decisivo è il successivo, quando la Juventus è attesa a San Siro dall’Inter. I bianconeri sono stanchi, si vede, a livello fisico tanti giocatori sono in riserva e le energie mentali spese fin qui iniziano a mancare terribilmente. C’è bisogno di un coup de theatre, rappresentato dalla scelta di schierare Cuadrado terzino destro. Il goal immediato di Douglas Costa e l’espulsione di Vecino un minuto dopo spianano la strada alla Juve, che però non azzanna il match e si fa rimontare; a quel punto interviene l’ennesima abilità del livornese, cioè quella di saper leggere la partita ed operare i cambi giusti nel momento giusto, cosa che ha già risolto diverse gare nel corso dei 4 anni. Dentro Dybala e Bernardeschi sul risultato di 2-1 per l’Inter e il finale è al cardiopalmo: la Joya regala l’assist a Cuadrado per la rete del pareggio al minuto 87, l’ex Fiorentina si conquista la punizione battuta ancora dall’argentino per il colpo di testa vincente di Gonzalo Higuaìn.

Il goal decisivo del Pipita a San Siro | www.juventus.com

La sconfitta del Napoli a Firenze il giorno successivo permette alla Vecchia Signora di allungare, ma c’è ancora da battere il Bologna e soprattutto c’è la doppia trasferta di Roma, tra la finale di Coppa Italia ed il big match con i giallorossi. I felsinei si confermano un osso duro, e serve l’ingresso di Douglas Costa per scombinare le carte e rimontare il rigore realizzato da Verdi; gli azzurri si fanno raggiungere due volte dal Torino al San Paolo e la distanza dalla matematica certezza del titolo diventa di un solo punto. Prima però la concentrazione si sposta sulla partita con il Milan, che vale il primo trofeo della stagione: altro colpo di scena, con Higuaìn che parte dalla panchina, ma ancora una volta la ragione è dalla parte di Allegri. 4-0 maturato nello spazio di 20 minuti nel secondo tempo e quarta Coppa Italia consecutiva in bacheca. Ora sì, il traguardo è ben visibile ed i 90 minuti dell’Olimpico certificano lo Scudetto che prende la strada di Torino.

I meriti del tecnico sono innegabili e le sue enormi capacità sono risultate decisive in un anno ancora una volta densissimo di impegni e molto faticoso, ma come dice sempre lui “Innanzitutto c’è da fare i complimenti ai ragazzi” e quindi, oltre alle qualità arcinote di gente come Dybala e Higuaìn, alla duttilità di Mandzukic e alla solidità di Chiellini, a spostare gli equilibri ci ha pensato uno dei nuovi acquisti, Douglas Costa. Il brasiliano, arrivato dal Bayern Monaco per 46 milioni di euro – tra prestito oneroso e riscatto -, ha subito anche lui la cura Allegri prima di potersi considerare un giocatore utile al progetto. Ci sono passati tutti, da Dybala a Higuaìn, da Pjanic e Morata. Ad Allegri non interessa chi sei, da dove arrivi o quanto sei stato pagato: quando entri nella Juventus, devi metterti al servizio della Juventus. Panchine e spezzoni di gara – con critiche per il poco utilizzo annesse -, allenamento e lavoro sul sacrificio prima di poter esprimere tutto il proprio talento sul campo, fatto di strappi improvvisi, accelerazioni e giocate sopraffine, soprattutto finalizzate all’assistenza verso i compagni, come piace al livornese. Ed ancora una volta, come molto spesso capita anche se non tutti lo vogliono vedere, aveva ragione Allegri.