A testa alta. A distanza di una settimana, con un'ironia un po' amara, i tifosi dell'Atalanta potrebbero in un certo senso ammettere di iniziare a soffrire di torcicollo, dopo che a testa alta meno di una settimana fa, era arrivata la bruciante eliminazione in favore del Borussia Dortmund. Stesso verdetto ieri sera in Coppa Italia, con il successo della Juventus anche nella semifinale di ritorno, di nuovo per 1-0, con i bergamaschi costretti dunque ad abbandonare l'ultimo impegno extra-campionato rimasto, mentre oggi si apre il mese di marzo.
Tredici finali in Serie A, per provare a compiere qualcosa di straordinario. Il percorso nelle altre competizioni, per la Dea, è stato pressochè ineccepibile: riuscire, al contempo, a centrare un'altra qualificazione in Europa League renderebbe da nove in pagella la stagione degli orobici. Basti pensare a tutte quelle squadre che, una volta trovatesi a fronteggiare il triplo impegno, si sono sciolte: nel corso degli anni ne abbiamo viste tante. Certamente un po' di lucidità la compagine di Gasperini l'ha persa, nell'affrontare il massimo torneo nazionale; allo stesso modo certamente, però, ha abbandonato le altre competizioni contro avversari di caratura superiore, frequentatrici abitudinarie della Champions, che potrebbero anche aver trasmesso un qualcosa di esperienza ai propri avversari, battendoli. Le delusioni servono anche a questo, guardando quel poco di bicchiere che non è rimasto vuoto.
È probabilmente proprio questo ciò che è mancato alla fazione bergamasca per andare più avanti anche in Coppa Italia: esperienza. La Juventus, con malizia pressoché infinita, all'andata si è presa un vantaggio enorme dopo tre minuti e, per il resto del tempo, ha gestito con tranquillità, concedendosi un solo vero rischio, ieri infrantosi, insieme alle speranze di passaggio del turno, sul palo colpito dal Papu Gomez. Sfortuna sì, ma in generale il cinismo sottoporta è stato uno dei grandi problemi che Gian Piero Gasperini ha dovuto fronteggiare in questa stagione e, tutto sommato, probabilmente si tratta di un fattore anch'esso riconducibile al maggior volume di sfide da affrontare nello stesso tempo. E in partite da dentro o fuori la scarsa concretezza si paga, storicamente: anche questo entrerà comunque nel bagaglio di esperienze di tutto il gruppo per gli anni a venire.
Intanto, si diceva, l'Atalanta deve riguadagnarsela la possibilità di tornare in scena in Europa e lo deve fare nell'ultima competizione rimastale, quel campionato che ora assume una connotazione decisamente diversa. La Sampdoria, avversario di domenica prossima, dista soltanto sei punti e, dopo la sconfitta dell'andata, una vittoria diventerebbe fondamentale anche a livello strategico, oltre che morale. Per iniziare una rimonta difficile, ma non impossibile, per una squadra come quella lombarda che ha dimostrato ampiamente di avere dei valori.