Che l'Atalanta sia una società virtuosa non lo scopriamo certo oggi, ma quello che abbiamo scoperto nel corso dell'ultimo anno è mezzo è che la società bergamasca è in grado di lottare a pieno titolo per un posto in Europa. Sotto la sapiente guida di Antonio Percassi i nerazzurri sono tornati ad assaggiare il palcoscenico continentale e lo hanno fatto grazie ad una programmazione ben studiata e che parte dal settore giovanile, vera arma segreta degli Orobici.
Il vivaio di Zingonia è da sempre uno dei più floridi d'Italia e, come rivela il presidente dei bergamaschi al Corriere della Sera, è anche un punto vitale per la società: "Lo è per tanti motivi, ma anche per l’atmosfera che crea. Per i camp estivi eravamo abituati a 500 adesioni, ne abbiamo avute 3.500. Abbiamo dovuto porre un limite, con dispiacere, ma non potevamo andare oltre, non avevamo i dipendenti necessari per gestire e disciplinare al meglio una massa simile. Noi siamo abituati a fare le cose per bene". Prima del calciatore, però, viene l'uomo e in casa Atalanta a queste cose si presta molta attenzione, da sempre: "Abbiamo ogni attenzione nel curare questa crescita, ma non tolleriamo le sbandate. Diventiamo durissimi, con chiunque, giovane calciatore o esperto che sia. Un nostro vanto, anche mio personale, è la cura del settore giovanile, dove prima cresciamo il ragazzo e poi il calciatore. Studio e scuola prima di tutto. L’educazione è un valore che deve accompagnare sempre il giovane".
Da quel settore giovanile, solo nell'ultimo anno, sono usciti Mattia Caldara e Roberto Gagliardini, mentre la capacità di lavorare con i giovani ha prodotto anche l'esplosione di Kessie e Spinazzola. Tutti, però, hanno un destino lontano da Bergamo: "Non credo sia giusto impedire il naturale trasferimento a grandi società di giovani dal sicuro talento - dice Percassi -. Perché contrastarli nelle loro ambizioni, a maggior ragione se sostenute da contratti e ingaggi per l’Atalanta impensabili? Ho appena detto: far tornare i conti... Ma c’è dell’altro: un giovane calciatore che riceve offerte prestigiose da un club di primissima fascia, se lo si blocca, se lo si frena, sì magari rimane, ma non convinto. Poi è chiaro che resta condizionato. È accaduto con Bonaventura, serio, professionale, un ragazzo d’oro, il suo rendimento ne soffrì quando saltò il suo primo trasferimento". Il rischio più grande, però, è quello che tutto questo capiti anche a Gasperini, vero autore della rinascita atalantina: "Gasperini è fondamentale per questa Atalanta. E' un grande lavoratore, sul campo, a livello tecnico, atletico e anche dal punto di vista culturale. Il suo messaggio viene applicato anche nella squadra Primavera e i risultati si vedono".
Per Percassi, infine, i settori giovanili sono anche la via per perseguire la rinascita del calcio italiano: "Le emergenze del nostro pallone si risolvono curando bene i settori giovanili. Sono convinto che la nuova Nazionale, quella che uscirà dallo choc del mancato Mondiale, godrà di 4-5 innesti nuovi, tipo Bernardeschi, Chiesa, Verdi, i nostri talenti è chiaro. E poi affrontare il problema degli stadi, ormai superati, inadeguati a ospitare una famiglia. Bisogna costruire nuove strutture".