Cosa manca a questo Torino? I punti, si potrebbe dire senza sbagliare. Ciò che è innegabile, infatti, è che il collettivo di Mihajlovic ha spesso perso punti importanti in questa prima parte di stagione, lasciando qualcosa per strada ed allontanandosi dalle posizioni nobili della classifica nonostante una rosa di tutto rispetto. Eppure, al di là di qualche assunto lapalissiano, la situazione del Torino è lungi dall'essere schematizzata in maniera così banale e semplicistica, con la rosa granata al centro di un problema atavico che si porta dietro da anni, come un macigno invisibile che grava sulle spalle di una realtà calcistica intera.

Contro la SPAL tale gap è uscito ancora una volta fuori, risaltato dal modo in cui si è concretizzato. Partendo a razzo, il Toro s'è infatti fatto raggiungere dai ragazzi di Semplici, conquistando un punto a Ferrara dal sapore più amaro che dolce. Sia chiaro, subire due goal da due calci piazzati (una punizione ed un rigore) conferma comunque una tendenza difensiva apprezzabile ed una buona dose di sfortuna, ma il modo con cui la rosa di Mihajlovic ha affrontato la sfida dopo il 2-0 è l'emblema di un atteggiamento che sta seriamente complicando un progetto ambizioso ma mutilo. Se nei primi dieci minuti di gara, tanto è servito a Iago Falque per fare doppietta, i granata sono apparsi cinici ed in forma, i restanti ottanta hanno invece fatto risaltare una gestione poco matura del risultato, con conseguente mazzata finale a causa del rigore di Antenucci valido il 2-2.

Come spesso visto anche in altre sfide, si veda il derby o la debacle contro il Napoli, il Torino è apparso quasi impaurito dalla vittoria, timido, disabituato alla conquista facile dei tre punti. I tifosi granata, da sempre grandi romantici, attribuiscono all'alone fantozziano di sfortuna tale andamento, giustificazione però banale e fasulla, soprattutto se in rosa hai attaccanti di primo piano ed un mix di esperienza e talento che potrebbe far male a chiunque. Prima di qualsiasi miglioria tecnico-tattica, i ragazzi di Mihajlovic dovrebbero invece abbandonare il senso di compiutezza a cui spasmodicamente si aggrappano, entrando nell'ottica di squadra con i mezzi giusti per giocarsela a viso aperto.

Seppur beffardo, il 2-2 di Ferrara è stato l'emblema di questa paura tutta granata, una sorta di auto-compatimento mista a voglia di "mettere le mani avanti" che di fatto giustifica i vari fallimenti ma vanifica le tante cose buone che potenzialmente si potrebbero fare. Qualcuno potrebbe forse reputare troppo fatalista questo discorso, accantonandolo come stucchevole riflessione pre-natalizia, ma sottovalutare questo aspetto, presente e vivo in casa Toro, potrebbe seriamente complicare l'ennesima stagione partita bene ma pronta ed eclissarsi senza gioie e con quel senso di incompiutezza che, ormai a anni, rende nuvoloso il cielo della Torino granata.