La partita era praticamente una finale, come detto dagli stessi giocatori nel post. In caso di sconfitta infatti il Torino avrebbe probabilmente detto addio con larghissimo anticipo all'obiettivo Europa League e quasi sicuramente Mihajlovic avrebbe abbandonato la panchina granata, mettendo così l'etichetta "fallimento" sulla sua gestione. Per fortuna dei tifosi e, soprattutto, del presidente Urbano Cairo, che non è stato costretto ad effettuare ribaltoni dopo la gara, è andato tutto per il meglio. Nonostante le parole di fiducia espresse prima di Torino-Cagliari infatti sembra proprio che la posizione del tecnico serbo non fosse in realtà molto salda. Quest'ultimo, per la partita dell'ultima spiaggia, ha deciso di tornare ad affidarsi al vecchio 4-3-3. Non si può sapere se per lui il 4-2-3-1 sia stato bocciato definitivamente, ma la cosa certa è che cambiare modulo per due volte in due anni non è stata mossa troppo saggia, creando confusione nella rosa (cambiata in molti elementi in estate) e nei giocatori rimasti rispetto allo scorso anno, che non hanno assimilato granchè bene le nuove idee del mister.

Con il ritorno al vecchio modulo non si è visto comunque un Torino splendido, tanto che ad andare in vantaggio è stato il Cagliari, con un gran controllo in area di Barella. Poi però il tasso tecnico superiore è venuto a galla e soprattutto è emerso l'orgoglio ferito del Toro, che poi ha praticamente annullato i sardi, mai realmente pericolosi dopo la rete del vantaggio. Il vecchio modulo dicevamo. Sicuramente con il 4-3-3 Miha è costretto a tenere fuori almeno un nome eccellente. Niang, Belotti, Iago Falque e Ljajic non potrebbero giocare insieme e sulle ali bisognerebbe fare una scelta. I due ex Roma hanno quasi sempre garantito un buon rendimento, mentre il Gallo, al netto dell'infortunio, è pur sempre l'attaccante italiano che ha segnato più reti nella stagione passsata (anche se quest'anno probabilmente lo scettro passerà ad Immobile). La vera delusione ad oggi è Niang. Il francese non ha dato quel qualcosa in più all'attacco granata, cosa che invece tutti si aspettavano. Mihajlovic non lo ha nemmeno provato centroavanti, preferendogli un Sadiq ancora palesemente acerbo. Comunque, con il vecchio tridente si sono rivisti sprazzi di Torino, con i terzini molto coinvolti nella manovra offensiva (l'uomo di cristallo Ansaldi sugli scudi) e con la coppia Iago-Ljajic che ha tenuto sempre in apprensione la difesa avversaria.

Non a caso i due gol sono arrivati in maniera simile, con cross tagliati in area e inserimenti delle mezzali a insidiare la porta di Rafael, che ha capitolato sotto i colpi di Iago Falque e Obi, l'"ingegnere" che forse ha salvato il proprio tecnico. In termini di risultato poteva arrivare anche qualcosa di più, nel secondo tempo si è giocato quasi ad una porta sola e una chiamata al VAR da parte di Calvarese quando Ljajic è stato atterrato in area avversaria ci poteva stare. Comunque, nonostante un gioco non troppo brillante, il Torino ha convinto soprattutto per la grinta ritrovata e che ora non deve perdere, perchè non può permettersi di concedere molti altri punti. Starà poi a Mihajlovic risolvere l'equivoco del modulo, che, se dovesse definitivamente tornare quello del passato, vedrebbe esclusioni eccellenti ad ogni partita, non solo in attacco, ma anche in mezzo al campo, dove per l'occasione è stato tolto dalla naftalina addirittura Valdifiori. L'ex Empoli era praticamente stato dimenticato nell'oblio dal mister, ma poi è stato ributtato nella mischia, anche forse per rispondere al suo agente. Per ora però il Torino può godersi i tre punti ritrovati, per la gioia dei tifosi e di Urbano Cairo.