Impressioni di settembre, o forse no. Non si guarda al capolavoro della Premiata Forneria Marconi, bensì all'ombra del Vesuvio, in Campania, in casa del Napoli di Maurizio Sarri. In principio l'Hellas Verona, poi le fermate in quel di Bologna, Roma sponda Lazio e Ferrara contro la Spal, oltre alle apparizioni casalinghe al San Paolo contro Atalanta, Benevento e Cagliari in ultima battuta. Sette tappe affrontate dal Napoli in questo principio di stagione, altrettante vittorie, frutto di un continuum lavorativo che Maurizio Sarri porta avanti a Castelvolturno oramai da qualche mese. Per ora l'investimento estivo di puntare tutto su un gruppo consolidato senza stravolgerlo, sugli interpreti di un finale di stagione da capogiro e sulla voglia degli stessi di legarsi ad un patto di ferro e di puntare dritti al bersaglio grosso, sembra aver pagato i dividendi sperati.
Consapevolezza oramai assoluta ed assodata dei propri mezzi, personalità e maturità oramai da grande squadra, limiti e sbavature ridotte all'osso: il Napoli che ha approcciato questo primo scorcio di Serie A lo ha fatto con enorme autorevolezza, da grandissima squadra, proseguendo la crescita fisiologica sulla falsariga dell'appendice della passata stagione. Inoltre, dopo aver confermato tutte le enormi qualità tecniche e tattiche, l'evoluzione della grandeur partenopea si è vista nella testa del gruppo, abile a migliorare ulteriormente nella gestione dei singoli momenti di ogni partita e nella gestione della stessa. Se in passato sbloccare le partite appariva relativamente semplice come lo è stato come in queste prime undici uscite stagionali, il difficile lo si affrontava nei momenti di calo fisiologico nei quali gli azzurri perdevano ritmo e certezze, lasciandosi travolgere quasi passivamente dalle rimonte altrui.
Ecco, questo è l'aspetto più sorprendente del Napoli versione 2017/18, ovvero l'aver fatto propria, almeno per il momento, quella "gestione attiva" del vantaggio acquisito di cui ha a lungo parlato Massimiliano Allegri nel post gara di Bergamo di ieri sera. Sarri sembra essere riuscito a limare anche questo enorme difetto delle versioni precedenti, lavorando ai fianchi del suo gruppo di lavoro, ma soprattutto nella loro testa: riconoscere i momenti della gara, senza dover necessariamente andare sempre al 200% per rompere il ghiaccio della singola partita o mantenere il bottino acquisito; adesso il Napoli è proprio di questa amministrazione controllata del momentum della partita, accelera a piacimento, rallenta riuscendo a gestrire costantemente possesso ed avversari, sfiancandoli, rendendoli nervosi e frustrati, impotenti - come ha sottolineato Rastelli nel ventre del San Paolo ieri pomeriggio.
Superfluo parlare della sfida ai sardi di ieri, così come lo sarebbe sciorinare il dato del numero di vittorie consecutive (12!), del numero di gol messi a referto (25 nelle ultime sette, 50 nelle ultime 12) e dei record che vanno man mano aggiornandosi nei libri della società e della Serie A stessa (19 partite senza conoscere sconfitta). Piuttosto che crogiolarsi su quanto fatto, è giusto e probabilmente più saggio porsi un paio di interrogativi in ottica futura, così come ha fatto lo stesso Sarri nella conferenza stampa post partita di ieri: "Se siamo più saggi e maturi? Vediamo sul lungo termine, per un mese può riuscire a tutti, per sei mesi a pochi e per un anno ad una squadra sola". Vero. Non si tratta di mettere le mani avanti e cautelarsi in caso di scivoloni e cadute rovinose, semplicemente di accettare la realtà dei fatti secondo i quali è attualmente difficile prevedere la continuità di rendimento di questa squadra da qui a maggio.
Certo, il lasso temporale che va dallo scorso sette gennaio (Napoli-Sampdoria 2-1) ad oggi, durante il quale i Sarri boys hanno perso soltanto una partita contro l'Atalanta al San Paolo, copre quasi per intero l'arco di una stagione effettiva: quasi sette mesi - escludendo i due e mezzo di ferie estive - nei quali il Napoli sarebbe in testa alla classifica in un campionato virtuale con un bottino complessivo di ventitré vittorie, tre pareggi (Palermo e Juventus al San Paolo, Sassuolo in Emilia) ed una sola battuta d'arresto, quella contro i bergamaschi, appunto. Un ruolino di marcia che farebbe impallidire chiunque a confronto e che, soprattutto, vedrebbe i partenopei in testa alla graduatoria con enormi velleità di titolo. Basterà per avere ulteriori conferme sulla candidatura del Napoli di Hamsik per lo scudetto? Impressioni di settembre, come direbbe la Premiata Forneria Marconi o vera gloria? All'ombra del Vesuvio tra un sogno ed un altro, sono già in atto i primi scongiuri.