La vicenda estiva di Josip Ilicic è stata a dir poco particolare. Quando tutti credevano che il fantasista sloveno avrebbe lasciato la Fiorentina per far ripartire la propria carriera dalla rinnovata Sampdoria, ecco che nella trattativa si è registrato l'inserimento da parte dell'Atalanta. Inserimento che si è rivelato vincente e che ha fatto cambiare idea all'ex giocatore viola, il quale ai colleghi della Gazzetta dello Sport svela di non averci pensato su più di tanto, prima di accettare la proposta ricevuta dal club orobico: "Sulla vicenda del mio trasferimento non voglio tornare troppo, sono cose che possono capitare nel calcio: dico solo che finché non c’è la firma non si è concluso niente. In realtà non è stata una decisione difficile, quando mi è arrivata la chiamata dall’Atalanta non ci ho pensato neanche un secondo. Conoscevo la piazza, perché Kurtic me ne ha parlato spesso, conoscevo già Gasperini, ero stato anche in città, e ho deciso: vado là, perché oltre a giocare l’Europa League l’Atalanta è una società che mi è sempre piaciuta, per la tifoseria, per lo stadio. Tutti pensavano che sarei andato alla Samp. Quindi quando è uscita la notizia non ci credeva nessuno. Poi però mi sono sentito con Kurtic e piano piano gli altri. E tutti a chiedermi “ma davvero?”. Eh sì, davvero".
Un Ilicic che in maglia nerazzurra ritroverà due soggetti con i quali ha avuto a che fare nel corso della carriera. In primis il connazionale Jasmin Kurtic, divenuto ormai il leader della linea mediana atalantina dopo l'addio del neo-milanista Kessie, e poi Gian Piero Gasperini, tecnico con il quale ha vissuto una stagione tra luci e ombre in quel di Palermo, ma con il quale si dice felice di tornare a lavorare: "Durante l’anno ci siamo sentiti con Kurtic, e mi ha parlato spesso dell’Atalanta. Della società, dell’organizzazione, del centro sportivo: sono tutti aspetti determinanti un calciatore. Se c’è un ambiente positivo in cui lavorare è tutto più facile. Gasperini in realtà arrivò a Palermo a campionato iniziato, dopo tre giornate, ed entrare così in corsa non è facile. Non abbiamo fatto la preparazione con lui, però giocammo molto bene, e io mi sono trovato benissimo. Purtroppo, a Palermo cambiando spesso allenatore era difficile crescere come giocatore. La sua preparazione è molto diversa a quella cui ero abituato, che era più tecnica. Però preferisco sia così, perché so che servirà quando dovremo giocare ogni tre giorni. Quest’anno c’è l’Europa League: trasferte, viaggi, pochi allenamenti. Serve una preparazione così pesante: meglio soffrire un po’ adesso ma star bene tutto l’anno".
Sarà un'Atalanta che dopo quasi trent'anni tornerà ad assaggiare il dolce sapore di una coppa europea. Qualcuno teme che gli orobici possano vivere una stagione simile a quella avuta un anno fa a Sassuolo, con la squadra troppo concentrata a partire bene in coppa e arrivata a vivere un campionato anonimo. Ilicic svela la ricetta per non ripetere questi errori: "Se non sei preparato fisicamente e mentalmente, una stagione così è massacrante, perché non tempo di recuperare tra una partita e l’altra. E la rosa deve essere ampia, tutti devono sempre essere pronti. Nessuno può giocare 45-50 partite. Meglio ci sia qualcuno che deve giocare al tuo posto quando sei stanco piuttosto che avere il pensiero di dover tornare in campo tre giorni dopo una partita che ti ha stremato. È uno dei problemi che abbiamo avuto alla Fiorentina, non avere ricambi".
Tanti cambiamenti nella carriera di Ilicic, nel passaggio dalla Fiorentina all'Atalanta. Cambiamenti che si andranno a ripercuotere anche sullo stile di gioco dell'ex rosanero, sia in termini individuali che nel contesto di squadra. Ma anche cambiamenti che non lo spaventano, anzi lo incuriosiscono: "Alla Fiorentina giocavo un calcio fatto più di possesso. Ma ciò non significa che io non sappia giocare anche in un altro modo. Anzi, qui penso di poter segnare di più, perché rubi palla e attacchi la porta. Con la Fiorentina c’erano partite che non riuscivo mai a tirare. Io so che a giocare contro l'Atalanta non mi divertivo: sempre uno addosso, appena stoppi la palla arriva l’anticipo o il fallo... Difficilissimo giocare così. Loro andavano troppo forte rispetto a noi, in più hanno aggiunto qualità. E arrivare quarti è un risultato pazzesco: io ci sono riuscito con la Fiorentina e so quanto bisogna soffrire. Devi tenere sempre un livello superiore, vincere sempre con chi ti sta dietro. Ora ne faccio parte anch’io, e su questo tipo di gioco bisogna prepararsi molto".
Ma pur con un cambiamento così radicale da affrontare, Ilicic non perde di vista un altro appuntamento importante per la propria carriera. Il mese di settembre è, più o meno per tutti, quello cruciale nella corsa per la qualificazione ai prossimi Mondiali, e le prossime sfide della sua Slovenia potrebbero dire praticamente tutto proprio nella corsa per la vittoria del girone o per un piazzamento ai playoff della prossima primavera: "Sfide decisive saranno quella con la Slovacchia seconda a settembre e con la Scozia a ottobre. Gli slovacchi li abbiamo battuti a casa nostra con una grande partita e soffrendo un po’ perché hanno una grande nazionale. Se giochiamo da squadra come sappiamo, possiamo farcela. Giocare un Mondiale o un Europeo mi manca. È un’esperienza che vorrei fare. Poi potrei dire di aver fatto tutto quello che volevo con la nazionale".