Mattia De Sciglio è stato probabilmente uno dei dieci giocatori maggiormente bersagliati dai tifosi – avversari e non – delle ultime due, tre stagioni di Serie A. L’ambiente di Milanello era ormai ostile ad un talento mai davvero esploso, mai davvero maturato. Lanciato da Massimiliano Allegri, andato alla conquista di un posto di buon prestigio in Nazionale, poi crollato psicologicamente. Nemmeno la fascia di capitano, consegnatagli nella stagione scorsa in più occasioni durante la convalescenza di Montolivo, ha aiutato a ricucire i rapporti con San Siro, li ha anzi inaspriti ulteriormente.

Col contratto in scadenza 2018 e l’impossibilità di rinnovare nelle condizioni ambientali con cui era costretto a convivere il giocatore, la cessione quest’estate era di fatto un obbligo per il Milan, sia per non perderlo a zero che per permettere al giocatore di rilanciarsi. Rilanciarsi, passando alla squadra Campione d’Italia, detentrice della Coppa Italia e finalista di Champions League, e con buona probabilità di raccogliere numerose presenze da titolare: sarebbe forse più corretto parlare di salto di qualità, di upgrade, prima che di rilancio. I risultati del Milan post-Allegri sono sotto gli occhi di tutti e di certo non brillano di luce propria.

Mattia De Sciglio durante le visite mediche | Juventus.com

Il nome dell’attuale allenatore della Juventus è una costante nella carriera di De Sciglio. Fu lui a lanciarlo da titolare il 18 Settembre 2011 in Champions League contro il Viktoria Plzen, riproponendolo poi con successo altre 41 volte nella propria gestione. Dalla separazione dopo quello sciagurato 4-3 di Sassuolo, però, qualcosa nella testa del giovane terzino italiano si è rotto. La fiducia è crollata, anche le cose più semplici sono sembrate ostacoli difficili da sormontare, con i fischi ad accompagnare ogni minimo errore. Ritrovando Allegri, non è da escludere che anche il giocatore si ritrovi.

Il classe 1992 ha infatti necessità di lavorare in un ambiente favorevole, positivo, unito e soprattutto che gli offra fiducia. Non è un caso che la miglior versione di De Sciglio si sia manifestata all’Europeo di Francia dell’anno scorso, nell’Italia di Conte, il cui spirito di gruppo è ben raccontato dalle lacrime di Barzagli post-eliminazione. La Juventus, in questo senso, può offrirgli esattamente quello che lui sta cercando. Recuperare totalmente De Sciglio, nel migliore dei casi significa indiscutibilmente avere sistemato la fascia destra almeno per i prossimi cinque anni, mentre nel peggiore i bianconeri avrebbero una credibile alternativa italiana al terzino del futuro.

Chiaramente, però, nessuno può dare per scontata una resurrezione – o presunta tale – che questa sia immediata o meno. Un eventuale ulteriore fallimento potrebbe essere poco indigesto alla Juve, che per assicurarsi il giocatore ha sborsato una cifra comunque modesta e sensata (12 milioni di Euro), ma sarebbe deleterio soprattutto per il giocatore, il quale di fatto subirebbe un ulteriore ridimensionamento verso il basso. Potrebbe toccare anche ai senatori Buffon, Barzagli, Chiellini e Marchisio guidare De Sciglio sulla retta via: a 25 anni, sbagliare non è più ammesso, anche se con tutte le attenuanti del caso. Figurarsi alla Juventus…