Marco Andreolli è pronto a ripartire, per l'ennesima volta. Il centrale di difesa sembrava avere trovato la propria dimensione a Siviglia nel 2015, ma poi il tendine d'Achille ha fatto crack e anche l'esperienza spagnola si è conclusa in maniera amara. Così come quella all'Inter, dove nonostante tanti anni di permanenza forse non gli è mai stata data la fiducia e la continuità necessaria per rendere al meglio. Poco importa, ora la testa la Cagliari.
Lo conferma anche lo stesso Andreolli dal ritiro della squadra di Rastelli: "Siviglia? Un peccato, stavo giocando belle partite anche in Champions, era la prima esperienza all'estero: i primi tre mesi sono stati molto belli. Poi è arrivato l'infortunio. Lasciare prima l'Inter? Non ne voglio più parlare, è andata così. Le ultime partite dello scorso campionato sono state molto importanti per me, sono sceso con regolarità in campo e questo mi ha aiutato a capire che ho recuperato al 100% e che sto bene. Non ho giocato per quasi tutto l'anno a causa del grave infortunio patito a Siviglia. Auguro il meglio ai miei ex compagni e credo che possano fare una bella stagione. Scudetto? La Juventus rimane la favorita".
Il Cagliari lo ha convinto soprattutto per un motivo: "Sono qui perché mi ha convinto il progetto. Inizia un nuovo capitolo e al passato non voglio più pensarci: voglio rimettermi in gioco. Ho avuto diversi infortuni che hanno condizionato la mia carriera ed è difficile trovare una spiegazione. Ma non deve essere una scusa e tranquillizzo tutti: quando ci sarà da fare seriamente sarò pronto. Poi spetterà a Rastelli prendere le decisioni. Con l'allenatore ho parlato al telefono prima di scegliere, anche lui mi ha voluto fortemente: questo è un atro dei motivi che mi ha convinto a dire di sì. Zenit? Sono contento della scelta che ho fatto. Non mi piace molto parlare di me. Mi piace giocare la palla, sono un giocatore fisico e baso molto sul senso della posizione e sulla concentrazione. Se picchio? Quando c'è da farlo sì... Difesa a tre o a quattro, a destra o a sinistra, non cambia molto: l'importante è giocare. Fuori dal campo non sono uno a cui piace parlare tanto. Con i compagni, invece, so quando è il momento di scherzare e quando arriva il momento di fare sul serio. Ho giocato in un grande club, la mia speranza è quella di portare esperienza e un certo tipo di mentalità".