Salvatore Sirigu torna in Italia con una sola, grande aspirazione. Quella di rilanciarsi in un calcio che stava quasi per dimenticarsi di lui, nonostante non più tardi di 5 anni fa sembrava essere lui uno dei migliori portieri in circolazione, e non solo tra i giovani in rampa di lancio. La sua avventura tra i pali del Palermo lo aveva ormai consacrato, tanto che si pensava a lui come il futuro erede di Buffon in Nazionale. Poi il trasferimento al Paris Saint Germain, che lì per lì sembrava una buona idea, ma che alla fine dei conti si sarebbe rivelato un abbaglio clamoroso. Anche perchè da lì sarebbe avvenuta una discesa che, per fortuna, il Torino ha deciso di bloccare forse nel momento più critico. Ed è con una dura intervista rilasciata per la Gazzetta dello Sport che Totò ha deciso di prendere la parola prima di lasciar parlare il campo. Esprimendo grande voglia di tornare a giocare secondo i livelli a cui aveva abituato tutti fino ad un paio di stagioni fa: "Avevo perso il desiderio di giocare e di allenarmi, di vivere il calcio. Adesso ho tanta voglia di ricominciare e di tornare quello che ero, anzi sono: voglio tornare a essere un giocatore importante".
Un Sirigu che, come si è anticipato, ha parole tutt'altro che positive in merito alle sue ultime esperienze. Non solo per quella al Paris Saint Germain, che in un primo momento sembrava potergli portare qualcosa di importante, ma anche per quella successiva al Siviglia, dove non ha avuto lo spazio e la considerazione che forse meritava: "Mi sarei aspettato più rispetto. Persone con le quali ero abituato a parlare hanno smesso di rispondermi al telefono. Ero titolare inamovibile e mi sono ritrovato terzo portiere. Gli ultimi due allenatori mi hanno detto che non potevano prendermi in considerazione. Senza un motivo tecnico, senza niente, senza nessuno che mi desse spiegazioni, e io sentivo quel posto mio di diritto, perché me lo ero conquistato. Quando sono andato al Siviglia partire in quel modo mi ha tramortito, ma non rimpiango niente, a Parigi ho avuto tanto e dato tanto. E ora c’è il Toro che mi ha voluto fortemente. L’ho scelto per questo, aldilà della storia e del valore del club. Essere apprezzati è la cosa più importante".
Tra l'ultima stagione vissuta all'ombra della Tour Eiffel, la parentesi decisamente poco fortunata tra le fila del Siviglia e la successiva stagione vissuta all'Osasuna, dove ha giocato ma senza poter essere protagonista in grandi palcoscenici, Sirigu non ha vissuto annate facili: "Non è stato facile. Ti sta vicino la famiglia, ti stanno vicini gli amici, ma è dura. A farmi male non è tanto il fatto che il Psg abbia deciso di mandarmi via, è il come. Poi a Siviglia mi sono un po’ innervosito, ci ho messo del mio, ma non era semplice continuare a lavorare e allenarsi sapendo di non avere alcuna chance di giocare. Ci mettevo tutto l’impegno possibile, ma non potevo dare il cento per cento. Il periodo all’Osasuna invece è stato importante da un punto di vista motivazionale. Ho ritrovato la voglia di fare e adesso ho tanto bisogno di quotidianità. Dopo sette anni farò un ritiro in montagna. È una situazione che mi incuriosisce. E sono curioso di vivere pienamente l’ambiente del Toro: la prima impressione è stata ottima, mi hanno accolto come una famiglia e io di questo ho bisogno. A Torino c’è chi sa come si trattano i calciatori".
Con il suo trasferimento al Torino, dove prenderà il posto di un altro portiere in cerca di rilancio come Joe Hart, Sirigu non disputerà per un altro anno delle competizioni internazionali. Ma questo sembra importare poco all'estremo difensore sardo, il quale cerca riscatto e soprattutto vuole riprendersi quanto gli è stato negato nelle ultime stagioni: "L’ultimo dei miei problemi è giocare le coppe. Spero che arriveranno con il Torino, è un percorso che possiamo fare insieme. Il progetto è partito da anni, la società ha voglia di affermarsi, lotta sempre per questo. E poi c’è la riapertura del Fila: le strutture sono lo specchio di un club e il Toro ha voglia di tornare in alto. Anch’io ho questa voglia di rivalsa, di ricostruzione. Il Toro è perfetto per me. Mihajlovic mi pare una persona capace, un allenatore che fa delle motivazioni e della disciplina le sue armi, e che non ha paura di dire la verità. Ha esperienza di calcio italiano e mi piace. Quanto ai tifosi, non vedo l’ora di conoscerli. A Parigi mi hanno sempre apprezzato e li porterò nel cuore".
Tra i giocatori italiani transitati dal Paris Saint Germain così come Sirigu, ma che a differenza del neo-portiere granata milita ancora nella formazione transalpina, c'è anche Marco Verratti. Il regista abruzzese in questo momento sembra intenzionato a lasciare la Francia per fare un ulteriore salto di qualità, visto che il Barcellona sta pensando a lui. Totò prova a dargli pubblicamente un consiglio su quella che deve essere la sua scelta per il futuro: "È una decisione che deve essere sua, dipende da quello che vuole fare veramente. Se è sicuro di non voler più restare perché non ha le motivazioni giuste, i dirigenti devono tener conto di questo. Esistono pochi giocatori insostituibili, e Marco lo è, oltre a essere un patrimonio del calcio. E tenerlo senza motivazioni intatte sarebbe come uccidere il calcio".