Nel calcio moderno ha assunto sempre più importanza il fattore panchina, cioè avere ricambi all’altezza dei titolari che, inseriti a partita in corso, possono cambiare le sorti di una partita. In una finale di Champions League, poi, la sostituzione giusta può rivelarsi un’arma letale.

Il 3 giugno, a Cardiff, Juventus e Real Madrid si giocano il trofeo più ambito in un match che vede di fronte due squadre che fanno largo uso di questa strategia.

Massimiliano Allegri, nei tre anni in bianconero, è diventato un maestro. Nel primo, il ruolo di dodicesimo uomo ce l’aveva in Alvaro Morata, che spesso entrava a gara in corso e segnava. Nel secondo, sono tre le vittorie più clamorose ottenute grazie ai ricambi: il derby deciso da Cuadrado al 93’ che diede il via alla cavalcata di 15 successi consecutivi ed alla rimonta fino alla prima posizione, l’1-0 al Napoli allo Juventus Stadium, quando il marcatore fu Simone Zaza, al culmine di quella striscia record, ed infine al Franchi contro la Fiorentina, con Morata a segno per il 2-1 finale, valevole per la conquista dello Scudetto ufficializzato dalla sconfitta dei partenopei il giorno dopo contro la Roma.

Quest’anno, poi, il tecnico livornese ha affinato la tecnica e gli esempi sono molteplici, a cominciare già dalla prima giornata, quando Gonzalo Higuaìn ci mette 9 minuti per piazzare la prima rete in bianconero e decidere la sfida con la Fiorentina; nel derby d’andata contro il Torino, con l’ingresso di Dybala, che cambia il volto al match, e di Pjanic - il bosniaco segna il goal del 3-1 finale; il pareggio del Pipita nel recupero contro il Toro al ritorno, o come la mossa Moise Kean contro il Bologna sabato scorso che ha deciso la partita. Non solo in Serie A però, perché in Champions League Cuadrado, con la Juventus in 10, entra e segna a Lione l’unico goal della gara, mentre a Oporto sia Pjaca che Dani Alves ci mettono solo qualche minuto per realizzare lo 0-2 conclusivo.

Oltre alle intuizioni durante le partite, Max Allegri ha dimostrato anche di saper gestire alla perfezione tutta la rosa in tutte e tre le competizioni, cambiando moduli e facce alla squadra e facendo rendere al meglio i giocatori anche fuori ruolo, grazie all’abbondanza di soluzioni, soprattutto a livello difensivo, che gli hanno consentito di giocare con una linea arretrata a 3 o a 4, mantenendo sempre l’equilibrio anche giocando con 4 attaccanti.

Dani Alves esterno alto è stata la mossa a sorpresa nella gara di Monaco | www.metro.co.uk

Dall’altra parte, Zinedine Zidane non è certo da meno. A farla da padrone nelle vesti di riserva di lusso è proprio l’ex Alvaro Morata: lo spagnolo ha imparato ad essere decisivo dalla panchina a Torino ed a Madrid continua a farlo, anche se forse a lui questo ruolo sta stretto. 4 goal in Liga – di cui due valevoli per la vittoria finale dei Blancòs, contro Athletic Bilbao e Villarreal – e 3 in Champions League – contro Sporting Lisbona, Legia Varsavia e Napoli. Anche James Rodriguez, nonostante un’annata molto travagliata, si è fatto notare negli spezzoni avuti a disposizione, soprattutto negli assist, come contro lo Sporting – sul goal di Morata – o nella prima gara del Mondiale per club, assistendo Ronaldo per il 2-0 finale.

Zizou è stato bravo anche a dosare i giovani talenti a disposizione ed a farli crescere con calma, senza bruciarli – pure sotto questo aspetto il francese è simile al collega italiano. Asensio è sicuramente il simbolo: con il canterano ha avuto pazienza, fino a lasciargli sempre più spazio nell’ultima parte di stagione. Zidane è stato bravo anche ad ovviare all’assenza di Bale, grazie alla possibilità di attingere dall’enorme potenziale offensivo della rosa, con il cambio di modulo e l’inserimento di Isco nel ruolo di trequartista, dietro a Benzema e Ronaldo.

Dunque, sabato prossimo bisognerà tenere d’occhio non solo i 22 titolari, ma anche chi comincerà dalla panchina: dal momento che è pronosticabile una partita equilibrata, Allegri e Zidane prepareranno degli assi nelle maniche da giocarsi a gara in corso, visto che lo sanno fare.