Ci sono istanti in cui la storia si spacca dalla realtà, istanti in cui il destino prende inesorabilmente la rotaia sbagliata della stazione finendo per schiantarsi, istanti in cui la vita consegna il conto senza ipotesi di reclamo da parte di chi deve partire troppo presto per un viaggio senza ritorno. Una morsa che stringe e non da via di scampo. Esistono istanti che verranno ricordati per sempre e non saranno semplici mattoni da aggiungere alla storia del tempo ma pietre che saranno marchiate a fuoco nella mente di tutti. E' la storia del Grande Torino che diventa leggenda il 4 Maggio 1949 alle 17.03.

E' il momento esatto in cui cambia la storia, il momento in cui la morte aleggia nella strana nebbia primaverile di una Torino che ogni giorno ricostruisce ciò che le brutture della guerra hanno spazzato via come un tornado. La calma pervade il pomeriggio Piemontese fino a quel momento, quando un rumore proveniente da lontano diventa sempre più assordante e sinistro, quasi lugubre. E' uno scoppio, uno scoppio che sconquassa le normali vite di chi esce di casa tramortito e corre alzando lo sguardo verso la basilica che riempie il colle, fumo nero e detriti che sobbalzano.

C'è un uomo che è già li ed è inevitabilmente il cappellano che si aggira vagabondando tra i corpi senza vita, spogli di vestiti con alcuni ridotti a veri e propri resti senz'anima e senza volto. La scena è apocalittica, tutti intuiscono che quello è l'aereo del Grande Torino, la squadra Italiana che dominava la scena in Italia vincendo e stravincendo Scudetti come se fossero partite amichevoli. Nessuno vuole crederci ma è cosi. Il paesaggio cambia drasticamente con valigie, pacchi regalo e due maglie Granata che sporgono quasi ad annunciare al mondo che il Torino era tornato da Lisbona ma era solo di passaggio per lidi più alti. La notizia rimbalza e scuote l'Italia mentre i Vigili spengono gli ultimi focolai sotto lo sguardo atterrito di Vittorio Pozzo, antica anima Granata.

La pioggia e il vento non danno tregua nemmeno quando si cerca di recuperare i corpi di chi è stato spazzato via, lontano dagli occhi e dal cuore e una foto campeggia nel luogo dell'accaduto: una foto del Torino annata 46-47', bruciacchiata ma ancora viva al contrario di tutti gli altri. Il corteo, il funerale e l'Italia in lutto per giorni coni singhiozzi e i pianti che bagnano lo stivale, da nord a sud, ad ogni rintocco di campana. Tutto finito, in un batter d'occhio. 

Ancora oggi tutto il mondo del calcio, e non, piange una delle compagini più forti della storia del calcio Italiano che aveva portato allegria nella gente distrutta dalle brutture della guerra, per un calcio che allora era solamente puro divertimento e gioia per gli occhi con stadi pieni all'inverosimile e l'occasione per incontrarsi e ricominciare ad avere il gusto di parlare di democrazia. Il "Grande Torino" ha saputo unire tutte le classi sociali, ha emozionato e soprattutto ha dominato vincendo 5 scudetti consecutivi (dal 1942-43 al 1947-1948), sbriciolato ogni record come le 408 reti segnate e il record di presenze dei suoi giocatori in nazionale (10) in un'Italia-Ungheria 1947.

Troppo bello per rimanere su questo pianeta perché il Grande Torino non era destinato ad invecchiare, perché il destino aveva deciso di arrestarlo nel culmine della sua bellezza ma gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi di ogni generazione crederanno che il Torino non è morto, ma soltanto "in trasferta".

Quel giorno ci lasciarono...
Giocatori: Valerio Bacigalupo, Aldo Ballarin, Dino Ballarin, Emile Bongiorni, Eusebio Castigliano, Rubens Fadini,
Guglielmo Gabetto, Ruggero Grava, Giuseppe Grezar, Ezio Loik, Virgilio Maroso, Danilo Martelli,
Valentino Mazzola, Romeo Menti, Piero Operto, Franco Ossola, Mario Rigamonti, Giulio Schubert
Dirigenti: Arnaldo Agnisetta, Ippolito Civalleri
Allenatori: Egri Erbstein, Leslie Levesley
Giornalisti: Renato Casalbore, Renato Tosatti, Luigi Cavallero
Equipaggio: Pierluigi Meroni, Celeste DInca, Celeste Biancardi, Antonio Pangrazi.